Eccezionale scoperta, "Leonardo Da Vinci firmò la pianta di Lecco"

Lo studioso: il documento trovato in un codice del genio toscano

Lo schizzo sovrapposto alla foto aerea

Lo schizzo sovrapposto alla foto aerea

Lecco, 8 giugno 2018 - Una mappa di Lecco e insieme un progetto di fortificazione della città in riva al Lario realizzato da Leonardo da Vinci in persona. Lo ha scovato, o meglio ritrovato, Riccardo Magnani, 53 anni, uno dei massimi studiosi alternativi del Genio rinascimentale. Il ricercatore locale nei fogli del manoscritto L, un codice leonardesco custodito negli archivi dell’Institut de France sottratti da Napoleone dalla biblioteca ambrosiana di Milano, ha riconosciuto all’istante in un misterioso disegno la piantina di Lecco a cavallo tra il XV e il XVI secolo. Si tratta di una scoperta straordinaria. Sebbene l’ipotesi sia ancora tutta da dimostrare e avvalorare, lo schizzo tracciato da Leonardo è perfettamente sovrapponibile con le moderne foto aeree di Lecco.

«Nella mappa di Leonardo da Vinci si scorgono le antiche mure trecentesche di cui poi si è persa ogni traccia, la Torre Viscontea medioevale e altre edificazioni di cui rimangono solo ruderi – racconta il 53enne -. Grazie ad essa si può conoscere una Lecco quattrocentesca fino ad oggi sconosciuta per mancanza di documenti, con la chiesa posta al di fuori delle mura, i terreni completamente sgomberi che declinava a nord dell’attuale via Giuseppe Bovara, un torrione semicircolare all’inizio dell’odierna via Roma e altri riferimenti puntuali in base ai quali si può pure desumere che le mure che noi adesso conosciamo siano state realizzate proprio su progetto di Leonardo».

La mappa però non riveste solo una eccezionale valenza lecchese. «Leonardo ha disegnato solo due piante, quella di Milano e appunto quella di Lecco, sebbene erroneamente viene considerata pure la pianta di Imola, probabilmente rimaneggiata in seguito», spiega l’esperto che da tempo è al lavoro per dimostrare inequivocabilmente il legame indissolubile tra il Genio e il territorio lariano del suo tempo. Leonardo infatti non si è ispirato solo alle grotte di Laorca per dipingere ad esempio il celebre quadro della Vergine delle Rocce o alla valle dell’Adda per studiare opere idrauliche come appunto il Naviglio leonardesco, ma avrebbe volutamente inserito chiari riferimenti a Lecco e dintorni anche nel suo può conosciuto capolavoro, cioè la Gioconda. Il paesaggio che circonda e funge da sfondo a Monna Lisa non sarebbero pertanto quello della Val d’Arno o del Montefeltro, bensì la veduta dell’Adda da Calco a Brivio, il San Martino, la Rocca di Airuno, il ponte Azzone Visconti, il Barro, Mandello, le punte di Olgiasca, Dervio e Bellano. «Non si tratta di elementi casuali, ma di riferimenti cercati, per tracciare un mappa storica e culturale degli Sforza di Milano e tramandare le sue conoscenze filosofiche, scientifiche, astronomiche e geografiche», sottolinea lo studioso lecchese.