Primaluna, padre chiede giustizia: "Ridatemi il mio Alessio"

L’ex moglie algerina ha portato via il bambino e non si sa dove si trovi. La sua testimonianza al processo

Angelo Maggioni con il piccolo Alessio

Angelo Maggioni con il piccolo Alessio

Primaluna (Lecco) - Chiede giustizia Angelo Maggioni, papà di 43 anni che ora abita a Primaluna, a cui nell’estate del 2019 l’ex moglie algerina 34enne Kheira El Kerbadji ha "rubato" il loro piccolo Alessio, che di anni ne aveva solo 6, trascinandolo via da lui con l’inganno. Da quel momento non lo ha più potuto abbracciare, è riuscito solo a sentirlo e vederlo una decina di volte per telefono in videochiamata. Non sa nemmeno dove si trovi con esattezza, con chi, né come stia, se frequenti la scuola, neppure se sia stato almeno vaccinato.

Era già successo quando Alessio aveva pochi mesi: "Sono passati quattro anni prima che la madre me lo riportasse". Lo ha raccontato ieri in aula il genitore "scippato" del figlio, durante la seconda udienza del processo a carico dell’ex moglie, alla sbarra sottrazione di minore, sebbene in tribunale non si sia presentata nonostante abbia comunque ingaggiato un avvocato di fiducia per rappresentarla e difenderla. Il padre ha ripercorso la dolorosa vicenda, mettendosi completamente a nudo, rivelando di essersi ridotto sul lastrico e di aver bussato a tutte le porte, anche a quella del Capo dello Stato, pur di poter riportare a casa il suo Alessio.

Non ha nascosto nulla: il disagio psichico di cui ha sofferto, le azioni forti come minacciare di buttarsi dal ponte di Paderno, cercare di raggiungere Ginevra a piedi e incatenarsi fuori dalla Farnesina per chiedere aiuto. "Quella donna mi ha spinto sull’orlo del precipizio – ha confidato -. Ma io non mi arrendo, lo devo ad Alessio". Che, a dispetto delle difficoltà e di quanto deve sopportare, sia un bravo papà, a cui il figlio era molto attaccato, lo hanno riconosciuto pure le assistenti sociali di Viganò, dove abitava. Il processo è stato riaggiornato.