Lecco, parte la corsa a ostacoli per le opere olimpiche

Il viceministro alle Infrastratture in un vertice in Prefettura ammette i ritardi. Si valuta di affidare i cantieri a un commissario straordinario incaricato da Roma

Il prefetto De Rosa, il viceministro Alessandro Morelli, al centro, e l’ad Santandrea

Il prefetto De Rosa, il viceministro Alessandro Morelli, al centro, e l’ad Santandrea

Lecco - A Lecco non si disputeranno gare a cinque cerchi, al massimo qualcuno potrebbe allenarsi o riscaldarsi sulle piste da discesa o sugli anelli da sci nordico della Valsassina. Per spostarsi tra Milano, la Valtellina e Cortina, dove invece si svolgeranno i Giochi del 2026, bisogna però passare per forza da Lecco, che sarà quindi la porta delle prossime Olimpiadi invernali. Per spalancarla ad atleti, tecnici e soprattutto spettatori in arrivo da tutto il mondo sono previsti investimenti pubblici per 265 milioni di euro per trasformare in realtà sette progetti infrastrutturali indispensabili. "Lecco non è direttamente interessata dai Giochi, ma è la via attraverso cui saranno messi in collegamento i luoghi delle Olimpiadi – spiega il viceministro alle Infrastrutture e Mobilità sostenibili Alessandro Morelli, che ieri è stato ospite del prefetto di Lecco, Castrese De Rosa per incontrare gli amministratori provinciali e locali del territorio -. A Lecco le Olimpiadi portano quindi un vero e proprio dono che riguarda una riqualificazione importante delle infrastrutture".

Con lui, presente al vertice, c’era pure l’amministratore delegato della società Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026 Luigi Valerio Sant’Andrea, a cui vuole affidare in veste di commissario la realizzazione di alcune opere. Il tempo infatti stringe: mentre il conto alla rovescia per l’accensione della torcia olimpica della neve è cominciato, i lavori non sono iniziati e non ci sono nemmeno tutti i progetti. "Mi sto impegnando affinché alcuni degli interventi vengano commissariati per poterne accelerare l’iter e raggiungere l’obiettivo entro il 2026", assicura il viceministro in quota Lega, che tuttavia non nasconde che forse non si arriverà al taglio di tutti i nastri tricolori.

«Dobbiamo essere onesti, ci siamo mossi tardi – ammette -. Dal commissario, per quanto bravo, non possiamo pretendere miracoli". La responsabilità della falsa partenza secondo lui è dell’ex premier: "L’attuale presidente del Consiglio in 12 mesi è riuscito a fare quello che non è stato fatto durante il governo Conte 2". I 265 milioni di euro rappresentano uno tra i più massicci investimenti pubblici di sempre sul territorio lecchese. E’ una valanga di denaro, su cui probabilmente gli imprenditori della ‘ndrangheta hanno già messo gli occhi e che intendono intercettare per metterci pure le mani. "La nostra è una zona con molte infiltrazioni da parte di affiliati alla criminalità organizzata – commenta il prefetto che solo nel 2021 ha firmato una quindicina di interdittive antimafia -. Dobbiamo mettere in sicurezza queste risorse e queste opere. Per questo stiamo procedendo al perfezionamento di un protocollo di legalità".