"Non ti muovere o finisci male" Minacce e violenze finivano in rima

La strategia dei trapper arrestati era sempre la stessa: avvicinavano le vittime con una scusa e le rapinavano

"Devo farti vedere una cosa". E scattava l’aggressione con rapina, "stai fermo, non chiamare aiuto", e la fuga. La strategia era sempre la stessa: avvicinare una vittima con la scusa di chiedere un accendino o una sigaretta, intimidirla, picchiarla e derubarla. È la tecnica che stando alle indagini è stata messa in pratica dai rapper arrestati nei giorni scorsi con l’accusa di rapine ai danni di coetanei. Baby Gang, nome d’arte del ventenne Zaccaria Mouhib, è finito in carcere. Il coetaneo Amine El Zaaraoui, conosciuto come Neima Ezza, e l’amico Samuel Matheew Dhari, alias Samy (che mercoledì scorso ha compiuto 19 anni) sono stati messi ai domiciliari. Tre sono i colpi contestati a Milano, avvenuti nella zona Ticinese, tra le Colonne di San Lorenzo e piazza Vetra, e un altro a Vignate. Le vittime sono state accerchiate, senza la possibilità di reagire: un ragazzo ha raccontato di essersi ritrovato all’improvviso una mano appoggiata sul collo, che gli impediva di muovere la testa, dopo aver prestato un accendino a tre sconosciuti che gli si erano avvicinati.

"Devo farti vedere una cosa", si è sentito dire all’orecchio mentre era bloccato. Nel frattempo, qualcuno provava a prendergli il portafoglio che custodiva in tasca e una terza persona gli strappava la catenina da 1.500 euro che portava al collo. Poi ha ricevuto un pungo sul torace, prima di vedere i tre darsi alla fuga. Succedeva lo scorso 22 maggio. Un altro ragazzo ha raccontato di essere stato rapinato quella stessa sera da quattro o cinque coetanei che prima gli hanno chiesto una sigaretta e poi hanno iniziato a fargli domande per distrarlo, in merito al suo lavoro e sul perché vivesse a Milano. Infine il raid: lo strappo delle due collanine d’oro che indossava e nel mentre una mano che pressava la spalla. E la minaccia: "Non chiamare la polizia e non cercare aiuto". Il giorno seguente, altra minaccia a una terza vittima derubata della collana da mille euro e schiaffeggiata sul petto: "Non ti muovere, altrimenti finisce male". Neima Ezza era presente in almeno due occasioni, e forse c’era pure Baby Gang (anche se le celle agganciate dal telefono raccontano altro). Di sicuro, stando all’inchiesta, c’era Samy, che sarebbe scappato con la refurtiva almeno in un caso. Mentre a Vignate, il 12 luglio, era andato in scena un agguato si danni di due studenti, minacciati con una pistola (quasi sicuramente finta) e derubati di soldi, auricolari e chiavi della Clio a noleggio su cui erano a bordo. Baby Gang era stato riconosciuto dalle due vittime. Tutte hanno presentato denuncia, dopo il trauma subìto.

Marianna Vazzana