Era già sopravvissuto ad un incidente il base jumper che l’altro giorno è stato costretto ad un brusco atterraggio nel lago di Como. Fabio Caldani, operaio di 37 anni di Roma con la passione per i salti nel vuoto, il 16 novembre 2018 si era lanciato da una gru di 91 metri alla periferia di Milano, mancando però il punto d’atterraggio, come successo martedì, e finendo contro un palo della luce. L’altro ieri è invece finito in acqua: prima che affogasse impigliato tra i cordini e la vela del suo paracadute e andasse in ipotermia, lo hanno poi recuperato i vigili del fuoco della squadra nautica. Se l’è cavata con una lieve ipotermia e qualche ora di ricovero in osservazione. Rischia di essere denunciato. Il 37enne romano non è il primo paracadutista coinvolto in incidenti simili in zona: sono sempre di più del resto i base jumper che si lanciano dalla zona del Forcellino, una parate a strapiombo di 300 metri che si tuffa verso il Lario. Lo scorso maggio un 53enne che si era lanciato con la tuta alare era rimasto miracolosamente appeso ad uno sperone di roccia: i soccorritori del Soccorso alpino per soccorrerlo e recuperarlo hanno dovuto verricellarsi per 80 metri, un’operazione molto complessa e rischiosa. A trasformare per primo il Forcellino in un tempio per i base jumper è stato per il suo 39esimo nel 2011 il maestro dell’adrenalina Dean Potter, morto poi nel 2015 nel Parco nazionale di Yosemite. D.D.S.
CronacaNel lago dopo il salto. Era già sopravvissuto