Daniele De Salvo
Cronaca

Merate, Angelo a 70 anni è ancora leone del deserto: «Ho resistito per una settimana di corsa nel Sahara»

Rigoni ha finito sua la terza massacrante Maraton des sables

Angelo Rigoni immortalato durante la maratona

Merate (Lecco), 16 aprile 2015 - Duecentoquaranta chilometri di corsa in sei tappe tra le dune, temperature medie di 31 gradi con picchi superiori addirittura ai 50°, senza cibo se non quello che stipato nello zaino che pesa appena sette chili né acqua eccetto quella distribuita ai check point. È la massacrante Maraton des sables, la maratona di sabbia nel cuore del Sahara in Marocco, che Angelo Rigoni, all’alba dei 70 anni, ha portato a termine per la terza volta con il tempo di 52 ore, 43 minuti e 22 secondi, piazzandosi all’830esimo posto della classifica generale su 1.400 concorrenti e conquistando il secondo gradino del podio nella sua categoria. In molti hanno alzato bandiera bianca, un centinaio di corridori si sono arresi, lui no, nonostante l’età, nonostante il caldo torrido, nonostante gli inconvenienti che ha dovuto fronteggiare.

«È stata dura, veramente dura, probabilmente è stata la gara più impegnativa che abbia mai affrontato – racconta il «leone del deserto», rientrato l’altro giorno in città –. L’afa era insopportabile quasi da non respirare, una notte siamo stati sorpresi da una tempesta di vento e la tenda ci è crollata addosso, inavvertitamente ho bucato il mio materassino e ho dovuto dormire su una stuoia non riuscendo a riposare bene». La prova più impegnativa probabilmente è stata la quarta, 91,7 chilometri consecutivi senza sosta: «Non avevo il gps, sembrava non finire mai, le distanze in mezzo al nulla ingannano, il traguardo sembrava vicino invece non arrivavo mai». L’orgoglio e la soddisfazione personali, quasi intimi, di aver compiuto l’ennesima impresa supera tuttavia il ricordo della stanchezza mentale e fisica, i disagi, le interminabili cavalcate in solitaria, le notti quasi all’addiaccio, i morsi della sete, il sudore e il sole che brucia le parti scoperte della pelle. 

«Speravo di ottenere un risultato migliore – commenta lui, perennemente insoddisfatto delle proprie prestazioni e sempre alla ricerca di miglioramenti –. Tuttavia se considero che me ne sono lasciati alle spalle quasi seicento, la maggior parte dei quali più giovani, non posso certo lamentarmi e credo di aver svolto una grande gara». Nonostante sia stata una sfida con se stesso – resa possibile pure dai titolari di Tuttociale di Civate, Emmetre di Cernusco, il bar San Babila di Milano, Foto colombo di Merate e Sport specialist di Sirtori che hanno contribuito come sponsor – sul percorso ha trovato molti amici, alcuni veterani come lui, altri nuovi, con cui ha trascorso il poco tempo libero e di relax a disposizione. Ma è già quasi tempo di pensare alla prossima competizione, alla Oman desert marathon di novembre.