Rapì il figlio nel 2019: finirà a processo. Il padre del piccolo: temo di non vederlo più

"Non vedo Alessio da 29 mesi e temo che non riuscirò a riabbracciarlo mai più". La madre l'ha portato in Algeria nel 2019

Angelo Maggioni con il piccolo Alessio, da due anni e mezzo portato in Algeria dalla madre

Angelo Maggioni con il piccolo Alessio, da due anni e mezzo portato in Algeria dalla madre

Ballabio (Lecco) - Ha "rubato" a tradimento il loro figlio piccolo. Per questo finirà alla sbarra Kheira El Kerbadji, mamma algerina di 33 anni che all’inizio dell’estate 2019 ha trascinato con sé nel suo paese d’origine il piccolo Alessio, che di anni ne aveva 6, strappandolo per la seconda volta al suo ex marito Angelo Maggioni, 43enne di Ballabio, nonostante i giudici italiani lo abbiamo affidato ad entrambi. L’accusa per lei è quella di sottrazione di minore aggravata. Il processo è fissato per il 12 gennaio. A chiedere di portarla sul banco degli imputati è stato Alessandro Pepe, il pm incaricato del caso, ma probabilmente la donna nemmeno si presenterà in tribunale a Lecco, nonostante sulle sue tracce dovrebbero esserci pure gli investigatori dell’Interpol, perché gli atti d’inchiesta e la notifica non risultano siano stati ancora nemmeno trasmessi né ai diplomatici italiani in Algeria né ai "colleghi" algerini, con i quali tra l’altro non sussiste alcun trattato bilaterale. In aula a rappresentarla probabilmente ci sarà solo l’avvocato d’ufficio Paolo Rivetti. 

"Comunque finirà il procedimento giudiziario, anche in caso di condanna, lei non mi restituirà comunque il mio Alessio che ormai non vedo da 29 mesi – commenta il papà che già in passato aveva dovuto combattere a lungo per riportare il figlio in Italia dopo essersi separato e aver divorziato dalla madre -. I figli e i familiari rapiti o spariti non devono essere archiviati, né abbandonati o dimenticati. La giustizia e i diritti devono prevalere, specialmente per i bambini, come il mio Alessio che ha diritto a stare con me in Italia, invece che in qualche posto magari pericoloso o senza possibilità di studiare. I giudici e i politici devono operare tutto quanto possono per risolvere situazioni come la mia". Per chiedere aiuto il papà di Alessio a giugno ha pure cercato di raggiungere a piedi in segno di protesta il palazzo dell’Onu a Ginevra, salvo essere sorpreso da un violento temporale e rischiare di morire travolto dal maltempo.