"Lungolago? Vorrei scelte che mi stupiscano"

L’architetto Torregrossa, presidente dell’Ordine, e il concorso internazionale chiamato a ridisegnare il luogo simbolo di Lecco

Il rendering contenuto in uno dei 19 progetti per il nuovo lungolago di Lecco

Il rendering contenuto in uno dei 19 progetti per il nuovo lungolago di Lecco

Lecco, 29 dicembre 2019 - Il restyling del lungolago è la prossima, vera scommessa della città come lo sono stati nel passato la Superstrada 36, l’attraversamento sotterraneo e poi ancora l’ospedale Manzoni e la nuova Lecco-Ballabio, progetti che hanno cambiato (in meglio) la qualità della vita di a Lecco ci vive ma anche chi la visita. Il lungolago ha in sè una carica maggiore perché si parla del vero cuore pulsante della città, il suo “ombelico“, l’anello di congiunzione tra il lago e il vecchio borgo che nei secoli ha conquistato anche le pendici dei monti che lo circondano. E non è un caso che abbia suscitato tanto interesse l’esposizione dei diciannove progetti (ancora rigorosamente anonimi) che hanno preso parte al concorso internazionale Waterfront promosso a giugno scorso dal Comune di Lecco, con il patrocinio degli ordini professionali di architetti e ingegneri e di Confcommercio. A palazzo Bovara i cittadini hanno potuto anche votare la proposta più gradita. "È un primo momento partecipativo della cittadinanza che abbiamo voluto coinvolgere in un processo chiamato a rileggere questo fondamentale scorcio di Lecco", spiega l’assessore all’urbanistica Gaia Bolognini. La giuria del concorso , presieduta dall’architetto paesaggista di fama internazionale Andreas Kipar, ha già selezionato le cinque proposte che saranno rese note all’inizio di febbraio.

A quel punto potranno accedere alla seconda fase, nella quale dovrà essere scelto il vincitore (a cui andrà un premio di 38mila euro) e sviluppato un progetto di fattibilità tecnica ed economica. I lecchesi lo hanno capito molto bene che quel progetto declinerà la Lecco del futuro, come nei decenni scorsi è accaduto per le tantissime aree industriali dismesse e trasformate lasciando eredità di non non andare troppo fieri. "Proprio per evitare di ripetere certi errori del passato - racconta Giulia Torregrossa, presidente dell’Ordine degli Architetti che quest’anno festeggia anche il 25° di fondazione - abbiamo voluto che il concorso Waterfront fosse presieduto da una commissione internazionale esterna alle logiche della città". Serve un vero arbitro super-partes svincolato insomma dalle logiche politiche e dai vari potentati locali, che nel passato hanno condizionato le scelte.

"Dobbiamo far sì che si punti al bello - confida l’architetto Torregrossa - inteso non solo sul piano estetico, ma anche di una città funzioanle dove sia bello vivere". Perché in passato troppo spesso l’urbanistica lecchese si è dimenticata del fine ultimo, l’uomo, abdicando in molti casi alla sua funzione sociale per tenere come stella polare l’economico . "Dovremo riuscire a vedere oltre e immaginarci come vorremmo che sia la Lecco tra venti, trent’anni - spiega l’architetto Torregrossa -. Vorrei che il nuovo progetto mi faccia stupire con scelte rivoluzionarie e in qualche modo discontinue rispetto al passato, che va tutelato certo ma declinato nel futuro". Nei sogni della presidente degli architetti il nuovo lungolago, luogo strategico del vivere quotidiano, impone dunque scelte più coraggiose, di più ampio respiro, forse anche visionarie cominciando proprio da un nuovo rapporto con l’acqua «Dobbiamo agevolare innanzitutto il contatto dei cittadini con l’acqua, l’elemento fondante del lungolago che dovrà trasformarsi in qualcosa di più fruibile di quanto lo sia adesso, una passeggiata a sè e nulla più".