L’incubo allergie "Io, ogni sei mesi costretta a un’odissea per l’adrenalina"

Robbiate, la storia di una trentacinquenne affetta dalla sindrome Ltp. Deve avere sempre a portata di mano due fiale del farmaco. in caso di attacco. Per avere una ricetta ogni volta è un’impresa

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di Daniele De Salvo

ROBBIATE (Lecco)

Se per sbaglio mangia qualcosa che non può, il cuore inizia a batterle a mille, le si gonfia la gola, si chiude la glottide e non riesce più a respirare. "È bruttissimo, è come morire", racconta Sara Bignardi, 35 anni di Robbiate, che soffre di sindrome Ltp, che è una grave forma di allergia alimentare, potenzialmente letale. Ha scoperto di esserne affetta da adolescente, per caso, dopo la la prima crisi che la stava per uccidere. Quando ha reazioni allergiche e va in choc anafilattico, magari perché in pizzeria le servono senza avvisarla un piatto con cibi per lei proibiti come le è successo a settembre, il solo modo per evitare il peggio è di iniettarsi subito da sola adrenalina nella coscia. Le crisi possono verifcarsi in ogni luogo e in qualsiasi momento, per questo deve sempre e ovunque avere a portata di mano due fiale di adrenalina da somministrarsi nel giro di un quarto d’ora: una da utilizzare all’istante, appena si accorge di cominciare a stare male; l’altra di scorta, qualora la prima non faccia effetto.

Le due fiale di adrenalina sono la sua unica assicurazione per la vita. E se le utilizza, oppure scadono, poiché durano massimo sei mesi, occorre che le rimpiazzi immediatamente, perché non può correre il rischio di restare senza. Peccato che ottenere le scorte non sia né facile né scontato. Teoricamente con l’impegnativa del medico di base entro tre giorni dovrebbe riuscire a prenotare una visita urgente da un allergologo, che le dovrebbe consegnare subito le fiale di adrenalina. In teoria appunto. In realtà, Sara ogni volta deve peregrinare per gi ospedali di mezza regione o attaccarsi al telefono per contattare gli operatori del Cup nella speranza di trovare un buco libero in tempo utile da qualche parte in Lombardia, un miracolo che si compie di rado.

"In alternativa, con una ricetta bianca, posso comperare di tasca mia l’adrenalina in farmacia a 80 euro a fiala, per due fila a semestre, spendendo quindi almeno 320 euro all’anno, sempre che non mi venga una crisi e non utilizzi le fiale e mi tocchi rimpiazzarle prima", racconta Sara. Ammesso e non concesso tra l’altro che in farmacia le trovi in tempo utile: "Mi è capitato di dover andare fino in Svizzera per comprarle, perché in Lombardia nessuno ne aveva a disposizione". Il costo oltre frontiera ovviamente sale ulteriormente e in più ci sono le spese di viaggio. "La mia sindrome è un disturbo cronico che può avere conseguenze fatali – prosegue Sara –. Eppure sembra non ci sia una procedura univoca e certa che permetta di non restare mai senza di adrenalina, a meno di non fare scorta di fiale in esubero che poi però dovrei buttare". L’ultima volta è rimasta senza per due mesi. Due mesi in cui avrebbe potuto veramente morire, come successo domenica alla ventenne allergica al latte morta per le conseguenze di uno choc anafilattico scatenato forse da un tiramisù vegano.