
Mario Invernizzi
Lecco, 16 gennaio 2016 -E' rimasto a piedi i militari delle Fiamme gialle di Lecco gli hanno sequestrato l’auto. Non un’auto qualsiasi, ma una Ferrari 458 spider color giallo fiammante dal costo di oltre 230mila euro. Secondo gli investigatori del 117 non avrebbe pagato un milione di euro di Iva e per questo gli hanno congelato conti correnti e quote societarie, oltre a portargli via appunto la fuoriserie extralusso. A finire nei guai con la giustizia è stato niente meno che l’imprenditore Mario Invernizzi, 53 anni, legale rappresentante della «Invernizzi Luciano & figli». Lui è appunto uno dei due figli del patron che ha ceduto agli eredi le redini della nota azienda di ceramiche, materiali edili e coperture di via Arturo Toscanini a Lecco, con filiali e magazzini sparsi però anche tra Oggiono, Osnago e Monguzzo, un piccolo impero finanziario cresciuto nel giro di poco tempo ma che rischia di sgretolarsi per mancanza di liquidità. Si tratta di un cognome importante in città e provincia. Il fratello Sergio ad esempio è stato il presidente del Calcio Lecco sino al 2012, prima di dimettersi in seguito anche a presunte minacce. Ma i due rampolli, tramite la società di famiglia, sono anche i proprietari delle «Blue towers» di corso Promessi sposi, dove ha sede il nuovo tribunale. Di fatto gli uffici del palagiustizia appartengono a loro.
Il diretto interessato come il suo legale di fiducia sulla vicenda al momento preferiscono non rilasciare dichiarazioni, né conferme né smentite. Hanno annunciato l’intenzione di versare il dovuto e cominciato a pagere il debito in via bonaria. A quanto sembra tuttavia il ferrarista pizzicato dai militari della Finanza dovrebbe incassare parecchi soldi dalla locazione dello stabile, ma da Palazzo Bovara tardano a liquidare l’assegno dovuto perché a loro volta attendono che i funzionari del Guardasigilli da Roma trasferiscano le risorse necessarie per saldare il debito. Forse anche per tale motivo non ha pagato l’imposta sul valore aggiunto relativa al 2013. Il reato contestatogli è quello di «omesso versamento di Iva» previsto dall’articolo 10 ter del decreto legislativo 74/2000. Il 53enne infatti non avrebbe cercato di evadere o eludere il balzello, avrebbe anzi dichiarato tutto regolarmente, semplicemente non ha saldato il conto dovuto. «Su disposizione della locale Procura della repubblica – che quasi per ironia della sorte ha sede proprio nell’immobile che gli appartiene -, al fine di recuperare quanto dovuto e fraudolentemente non versato al fisco dall’imprenditore investigato, abbiamo quindi proceduto al sequestro di conti correnti bancari, quote societarie e ad una Ferrari», si limitano a spiegare i finanzieri coordinati dal pm Paolo Del Grosso.