Lecco, la baita di montagna era la centrale delle fatture false: denunciati due villeggianti

Marito e moglie hanno sfruttato una casa di vacanza al Pian delle Betulle per evadere 1 milione 300mila euro

Finanzieri in azione

Finanzieri in azione

Margno (Lecco), 17 aprile 2023 – La centrale delle fatture false era una baita di montagna a 1.500 metri di quota, a ridosso delle piste da sci del Pian delle Betulle a Margno, in Valsassina. Marito e moglie di Cambiago hanno dichiarato la loro casa di villeggiatura quale sede legale di una società cartiera “apri e chiudi” per acquistare fittiziamente merce da un ignaro pensionato di Castellanza a cui hanno intestato centinaia di fatture false, per poi di fatto rivendersela, con un duplice vantaggio: abbattere l'imponibile caricandolo di costi di gestione; drenare gli utili extracontabile per intascarseli. Il tutto naturalmente senza pagare le tasse dovute.

Le indagini

A scoprire il giochetto della triangolazione sono stati gli investigatori del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di fianza di Busto Arsizio guidati dal maggiore Daniele Marra. I finanzieri hanno recuperato quasi 1 milione e mezzo di euro di tasse. Si è infatti conclusa con un’istanza di adesione all’accertamento la vicenda del giro di false fatturazioni stroncato dai militari della Finanza in cui erano coinvolti i titolari di un’azienda brianzola di commercio all’ingrosso di valvole per impianti industriali, che sono poi i “villeggianti” di Margno. I finanzieri hanno inizialmente riscontrato forti anomalie sui costi della loro impresa, sostenuti quasi esclusivamente nei confronti di una società apparentemente priva di qualsiasi capacità operativa. A insospettirli è stata soprattutto l’incoerenza emersa a carico di un ignaro contribuente di Castellanza, che sebbene pensionato e nonostante da anni avesse chiuso la propria partita Iva, risultava destinatario di ingenti volumi di fatture.

La ''cartiera'' in Valsassina

I militari della finanza hanno così mangiato la foglia e ricostruito un meccanismo fraudolento basato su una triangolazione di fatture false emesse ed annotate tramite proprio la “cartiera” in Valsassina, utilizzata da marito e moglie con il ruolo di missing trader. La società limitava la propria esistenza "cartolare" a un periodo di tempo strettamente funzionale a creare l’evasione di cui beneficiavano “i clienti” della stessa società cioè sempre loro. Questa terza società fungeva da filtro, acquistando fittiziamente la merce dall’ignaro pensionato senza alcun esborso finanziario e rivendendo la stessa all’azienda brianzola. I proprietari di quest’ultima società, che controllavano anche la prima, da un lato, hanno usufruito di fittizi costi in grado di abbattere i ricavi e di notevoli risparmi in materia di Iva portata in detrazione e, dall’altro, hanno drenare ingenti utili extracontabili a loro vantaggio.

Il procedimento con adesione

Come se non bastasse, ne hanno approfittato per reiterate omissioni di versamento delle imposte e la registrazione contabile di volumi di costo “gonfiati”. I due hanno preferito percorrere la strada del  procedimento con adesione per evitare il processo tributario. Per il 2016, 2017 e 2018 hanno accettato di versare nelle casse statali poco meno di 1 milione 300mila euro.