Lecco, il progetto sul monte Magnodeno: scavi per dieci anni e recupero paesaggistico Un bosco nel cratere della cava Vaiolo Alta Comune e Unicalce al lavoro per definire la nuova convenzione

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L’immenso cratere a cielo aperto verrà riempito almeno in parte e diventerà un bosco. Quando la cava Vaiolo Alta sul monte Magnodeno sopra Lecco verrà chiusa, l’intera area verrà rirpistinata: i gradoni di escavazione verranno abbattuti, parte del fronte dell’attività estrattiva verrà ricoperto e verranno piantati alberi. Lo prevede la convenzione in fase di stesura tra gli amministratori comunali di Lecco e i vertici di Unicalce, il colosso italiano della calce, che hanno chiesto e ottenuto di poter ampliare il fronte di cava sul Magnodeno per estratte altri 2 milioni 800mila metri cubi di materiale rispetto ai 2 milioni già autorizzati.

La cava resterà aperta ancora per dieci anni, poi potrebbe pure diventare comunale, perché da Palazzo Bovara potrebbero esercitare il diritto di prelazione per acquisire i terreni dopo che saranno "rimessi a nuovo". I dirigenti di Unicalce hanno inoltre garantito 100mila euro per studiare il torrente Tuf che attraversa la cava e si occuperanno della manutrenzione e dello svuotamento di una vasca di deposito lungo il corso d’acqua a Maggianico. al 2014 in poi l’incombenza sarebbe spettata al Comune, nessuno però lo sapeva e nessuno è intervenuto. "Abbiamo raccolto e recepito molte istanze emerse durante il confronto e l’istruttoria per la concessione di ampliamento del fronte di cava", spiega l’assessore all’Ambiente Renata Zuffi. "La convenzione durerà dieci anni più altri due edicati esclusivamente al recupero ambientale", aggiunge la tecnica comunale Chiara Brebbia.

Le garanzie che verranno messe nero su bianco nella convenzione sono state illustrate l’altra sera durante la riunione dei consiglieri comunali della Commissione V su Urbanisticsa, Edilizia e Ambiente. Nessuno ha posto obiezioni, semmai è emersa la richiesta di controllare che tutte le prescrizioni per la salvaguardia dell’ambiente vengano rispettate. Nessuna reazione invece al momento dagli attivisti del Comitato Salviamo il Magnodeno, che l’anno scorso hanno raccolto 35mila firme per chiedere di non concedere l’autorizzaziopne a nuovi scavi, sia perché il processo di combustione della roccia calcarea cavata per produrre calce genera 200mila tonnellate di anidride carbonica, il 50% in più di quella spriginata dall’inceneritore di rifiuti di Valmaderra, sia per i rischi idrogeologici e di contaminazione, oltre che per lo sfregio al paesaggio. Daniele De Salvo