
Da sinistra Giorgio Zotta Michele Frigerio e Tommaso Balasso e il logo di Rock Experience
Lecco, 16 aprile 2016 - «Rock» come roccia ma anche come filosofia di vita. «Experience» come competenza e passione. Mettete insieme queste due parole e farete «Rock experience», il nome con cui l’imprenditore Michele Frigerio, 47 anni, ha voluto lanciare nel 2012 un nuovo marchio d’abbigliamento tecnico di montagna. Lo siamo andati a trovare nella sede dell’azienda di cui è presidente, la Fashion Victims di Nibionno.
Facciamo un passo indietro: da dove viene Michele Frigerio?
«Sono nato a Lecco e mio padre Renato (per anni storico presidente della sezione Uoei, ndr) mi ha trasmesso la passione per la montagna. Sono cresciuto nel Gruppo Gamma e lì ho stretto le prime amicizie tra cui Giorgio Anghileri, che ora non c’è più, con il quale ho fatto anche le prime vie. Ricordo ancora “Gocce imperiali“ aperta in Medale“, feci un volo di venti metri: io spaventato come non so cosa e Giorgio che rideva come un matto».
Fare della passione per la montagna un lavoro è stato automatico?
«Direi di sì. La prima esperienza lavorativa di un paio d’anni l’ho fatta in Cassin, poi sono passato alla Ande di Aldo Anghileri, papà di Giorgio. Lui sul piano professionale è stato un secondo padre per me».
In che senso?
«Mi ha insegnato tutto: a metà anni novanta già andava in Cina per far produrre i suoi capi quando solo i grossi marchi lo facevano, mentre le aziende italiane erano in Europa dell’Est. Ha sempre avuto una marcia in più».
Che anni sono stati?
«Pionieristici. All’inizio si passava da Hong Kong poi, pagine gialle alla mano, in inglese altrimenti non avremmo capito nulla, abbiamo cominciato a cercare direttamente i produttori in Cina per saltare gli intermediatori. Così mi sono fatto le ossa».
E dopo?
«Ho lasciato Ande e deciso di mettermi in proprio: sono stato il primo a portare nei negozi il prodotto fatto in Cina con margini enormi perchè costavano anche dieci volte in meno della concorrenza. Tra i miei clienti c’erano Sergio Longoni e Georg Oberrauch, titolare del marchio Sportler che insieme avevano creato un gruppo di acquisto. A suon di numeri li ho convinti a fondare una società insieme, la Power srl, e in dieci anni abbiamo fatto grandi cose ma tirandoci il collo: ogni anno andavo almeno sette-otto volte in Cina ma ne è valsa la pena».
E poi cos’è successo?
«Nel 2009 ho avvertito la necessità di fare qualcosa di mio e nel 2010 ho creato Fashion Victims, che per due anni ha continuato nel solco di Power e poi nel 2012 è nato il marchio Rock experience: l’azienda così ha aggiunto un quarto settore oltre alla produzione conto terzi, il retail e l’importazioni dei marchi come Rab, Lowe-Alpine e Rehall».
Che numeri fa Fashion Victim’s oggi?
«Abbiamo 47 dipendenti, 8 punti vendita, nel 2015 il fatturato si è attestato sui 18 milioni mentre quest’anno contiamo di chiudere a venti milioni».
Numeri di tutto rispetto dopo così pochi anni. Qual è il segreto?
«In questa nuova scommessa abbiamo messo al servizio del cliente il know-how acquisito negli anni nel settore della montagna, la passione per tutto ciò che è l’outdoor e i prezzi concorrenziali».
E il futuro?
«Spero di continuare ad avere tutti i giorni nuovi obiettivi e vivere questa avventura con la stesse emozioni di sempre».