DANIELE DE SALVO
Cronaca

Lecco-Bergamo, tutti i motivi dei comitati per dire No all’attuale tracciato: “C’è una bomba d’acqua sommersa pronta a esplodere”

L’infrastruttura, inserita nel programma dei lavori olimpici, nelle migliore delle ipotesi non sarà pronta prima del 2032. Ma i residenti sono comunque preoccupati

Uno degli striscioni dei residenti contro l’attuale tracciato della Lecco-Bergamo

Uno degli striscioni dei residenti contro l’attuale tracciato della Lecco-Bergamo

Calolziocorte, 19 giugno 2025 – Potrebbe compromettere la falda acquifera, fino a occluderla, con un potenziale “effetto diga“ sotterraneo e una bomba d’acqua sommersa pronta a esplodere. E poi una decina di edifici da radere al suolo, più un’altra trentina che verranno danneggiati e rischiano quindi la stessa sorte.

Sono i possibili danni collaterali della nuova Lecco – Bergamo, infrastruttura olimpica che tuttavia nella migliore delle ipotesi non sarà pronta prima del 2032. A mettere in guardia dai potenziali disastri che potrebbero derivare dalla costruzione della nuova Lecco – Bergamo se il tracciato ipotizzato non verrà modificato, è Paolo Cola, portavoce del comitato Insieme per una Lecco – Bergamo diversa.

"L’attuale ipotesi progettuale presenta numerose criticità – avverte -. Si potrebbero verificare effetti negativi sulla falda, fino all’occlusione della stessa. Richiede inoltre l’abbattimento di 10 immobili tra abitazioni e stabili industriali e commerciali e il danneggiamento di altri 31 per subsidenza. Si potrebbero verificare effetti negativi sulla falda, fino all’occlusione della stessa”.

E ancora: espropri, costi esorbitanti fino a 105mila euro al metro di percorso da realizzare per un conto totale di 253 milioni di euro, un cantiere a cielo aperto in mezzo a centri abitati di 11mila metri quadrati, tempi incerti… Il tutto senza nemmeno risolvere in alcun modo il problema del traffico locale.

Preoccupazioni condivise pure dagli attivisti del Comitato di Chiuso, con cui è stata avviata una petizione già sottoscritta da migliaia di persone che tra Calolziocorte e Chiuso, rione alle porte di Lecco, abitano, lavorano, transitano tutti i giorni. "L’ipotesi progettuale attualmente allo studio, che prevede l’ingresso in galleria a Chiuso e l’uscita a Calolziocorte, non risolve il problema del traffico tra Lecco e Calolziocorte, ma lo sposta avanti di poche centinaia di metri – si legge nel documento -. Tale progetto è gravemente impattante sul territorio, sull’economia e sui cittadini di Chiuso e Calolziocorte, mette a rischio la falda acquifera e presenta un elevato rischio di mancato rispetto delle tempistiche di realizzazione a causa delle numerosissime interferenze, con lavori che potrebbero durare ben oltre i 63 mesi previsti”.

Nessuno degli aderenti ai due comitati è contrario alla nuova Lecco – Bergamo, dopo un quarto si secolo di stallo attualmente ferma al palo con l’intervento impantanato da anni a Chiuso nonostante i soldi già spesi: semplicemente chiedono un tracciato diverso, che passi a monte dei nuclei residenziali. "Il vero nodo, che nessuno ha il coraggio di ammettere, è che l’opera, per come è stata concepita, appare di difficile realizzazione – rincara e profetizza Giovanni Colombo, segretario provinciale lecchese di Patto per il Nord, movimento politico di cui fa parte anche Roberto Castelli, ex viceministro delle Infrastruttre, che di simili questioni quindi se ne intende.