Dolore, rabbia, ma anche sorrisi, come probabilmente avrebbe sorriso lui, per l’ultimo applauso a Dani, il pallavolista di 32 anni originario di Merate, morto martedì scorso in ospedale a Pisa, dopo aver accusato un malore sotto rete sabato della passata settimana, durante una partita di beach volley a San Giuliano Terme. Il dolore, per la perdita di una giovane esistenza. La rabbia, perché forse si sarebbe potuto salvare, come dovranno accertare i magistrati che hanno indagato cinque sanitari che lo hanno assistito, "senza che forse abbia trovato la cura di cui aveva bisogno nel momento estremo", come ha accennato nell’omelia il parroco don Andrea Restelli, che ieri ha celebrato le esequie nella parrocchiale di Lomagna, dove vivono mamma Barbara e papà Franco, che non sono riusciti a reprimere le urla di disperazione e hanno abbracciato a lungo il feretro insieme alla sorella Fabiana. E, tra le lacrime, i sorrisi: quelli strappati in sua memoria e in suo onore dagli amici, che lo hanno ricordato per la sua grande allegria e la sua capacità di sdrammatizzare ogni situazione, con chiunque e sempre. All’estremo saluto a Danilo Cremona, Dani o Corry per chi lo conosceva e amava, hanno partecipato centinaia di persone: i familiari, i suoi affetti più cari, gli ex compagni di liceo, i colleghi, i compagni e i dirigenti delle numerose squadre di pallavolo - "il secondo polmone della sua vita", come ha sottolineato il sacerdote - in cui aveva giocato.
"Non passavi inosservato – sono state le parole della sua ex professoressa di arte -. Alto, bellissimo, sempre allegro, inevitabilmente simpatico, riuscivi sempre a strappare un sorriso".
"Sorridere sempre e comunque, questo è quello che ci ha insegnato – lo ha ricordato anche un’amica e compagna delle superiori -. Era un maestro dell’allegria e della serenità. Per rendergli onore dobbiamo portarlo nel cuore e vivere come viveva lui, con il sorriso. Penso che anche adesso lui non ci voglia vedere arrabbiati, ci voglia vedere felici". Anche al suo funerale, terminato con un lungo applauso, come quando Dani entrava in campo e, nonostante il suo ruolo di opposto, si metteva sempre al servizio degli altri, sul parquet come nella vita.