Jet precipitato, la moglie del pilota morto: “Un milione e la verità”

La vedova di Dave Ashley morto nello schianto chiede ora un risarcimento

Lecco, 18 marzo 2023 – Un milione di sterline e la verità, perché non cadano altri aerei e non muoiano altri piloti. Lo chiede Heather, la moglie di Dave Ashley, l’ex pilota della Raf di 49 anni, che l’anno scorso, il 16 marzo, ha perso la vita schiantandosi sul monte Legnone dopo essersi lanciato dall’aereo da addestramento militare M 346 che stava imparando a pilotare insieme al top gun italiano 53enne Giampaolo Goattin.

I rottami dell'aero precipitato sul Legnone
I rottami dell'aero precipitato sul Legnone

L’indagine

Il jet, precipitato ed esploso contro il versante nord della montagna, avrebbe smesso all’improvviso di rispondere ai comandi, diventando ingovernabile. La vedova, rimasta sola a crescere i loro due figli di 16 e 14 anni, in Inghilterra ha citato per danni i vertici di Leonardo, il gioiello dell’industria aerospaziale tricolore, dai cui stabilimenti di Venegono è uscito il velivolo.

Risarcimento

Ora chiede un milione di sterline di risarcimento. Soprattutto però pretende la garanzia che tutti gli M 346 che sfrecciano nei cieli di mezzo mondo siano sicuri. "Nessun altro deve affrontare quello che abbiamo subìto io e i miei figli", spiega Heather. I procuratori inglesi che hanno avviato un’indagine parallela a quella italiana hanno intimato ai dirigenti della società produttrice di condividere tutte le informazioni di cui dispongono per accertare le cause dell’incidente: ci sarebbero però delle difficoltà, anche perché in Italia le indagini preliminari non sono ancora concluse.

"Sostengono di non poter condividere le prove e non collaborano”, è quanto afferma l’avvocato James Healy-Pratt, il legale di Heather. Dagli accertamenti risulterebbe che sull’aereo, precipitato in seguito a un’avaria, fossero stati già riscontrati problemi. Per questo dal Turkmenistan era stato rispedito alla casa madre. “È rotto”, aveva comunicato a Dave con un messaggio vocale il collaudatore italiano l’8 marzo, otto giorni prima della tragedia. Un messaggio, col senno del poi, che suona sinistro.