Inno di Mameli “corretto”, dopo le polemiche i prof chiedono a Mattarella di cambiare il testo

Merate, gli alunni delle medie canteranno "Siam pronti alla vita, l’Italia chiamò". Insorge il consigliere regionale Zamperini. I prof scrivono al Capo di Stato

La scuola media di Merate chiede al presidente Mattarella di cambiare il testo dell'inno nazionale

La scuola media di Merate chiede al presidente Mattarella di cambiare il testo dell'inno nazionale

MERATE – “Siam pronti alla vita, l’Italia chiamò". A essere pronti alla vita, invece che alla morte, se il Presidente della Repubblica lo concederà, sono gli studenti delle medie statali di Merate, dove da bambino ha studiato pure Alessandro Manzoni, che, tra il resto, è uno dei padri culturali dell’Italia unita. Mercoledì prossimo, in occasione della cerimonia in programma a scuola per la Festa della Liberazione, ragazzine e ragazzini della secondaria di primo grado intoneranno l’inno nazionale. Al posto di cantare "stringiamci a coorte, siam pronti alla morte, l’Italia chiamò", canteranno però "siam pronti alla vita", come insegnato dai loro professori e come hanno già intonato nel 2015 i cantori del Piccolo coro di Milano per inaugurare l’Expo.

“Sacrilegio”, tuona tuttavia il consigliere regionale lecchese di Fratelli d’Italia Giacomo Zamperini, che denuncia "un attacco alle nostre leggi e alla nostra identità". "Stravolge il senso di tutto il canto e non solo della singola frase – si associa la sorella d’Italia Paola Frassinetti, che è sottosegretaria all’Istruzione e al Merito -. Si inficerebbe il significato stesso del Risorgimento, dando una valenza negativa ai tantissimi giovani che hanno sacrificato la loro vita per la patria". I prof del glorioso istituto però non ci stanno a passare per sovversivi e si appellano direttamente al Capo dello Stato.

La versione del 2015 ci sembra più in sintonia con l’età delle alunne e degli alunni e con la loro sensibilità – scrivono i docenti in una lettera a Sergio Mattarella -. "Siam pronti alla vita" è l’esortazione all’impegno sociale e civico, è lo sguardo di speranza nel futuro. È la sfida contemporanea quotidiana con cui perseguiamo tenacemente i valori della nostra Costituzione. È il desiderio, che vorremmo realtà, di pace e di solidarietà. È il monito dei giovani per noi adulti a preservare la pace, la terra, la vita".

Ora prof e studenti si aspettano una risposta dalla più alta carica dello Stato, "affinché la saggezza delle sue parole possa fare luce sulla legittimità della scelta". Intanto anche il consigliere regionale fratello d’Italia prova a spegnere la miccia che lui stesso ha innescato: "I nostri simboli, come l’inno nazionale, debbono rappresentare un momento di unione ed integrazione, non possono essere motivo di polemica".