
di Daniele De Salvo
Brianza sempre più selvaggia. Lungo l’Adda, alle pendici del Monte Barro e del San Genesio e nei boschi e le radure del Parco regionale di Montevecchia e della Valle del Curone sono tornati animali che si credevano scomparsi per sempre dal territorio, complici anche i lunghi periodi di lockdown e di coprifuoco che hanno permesso loro di ampliare il proprio habitat e si spostarsi liberamente senza essere disturbati né investiti.
Alcuni animali sono i benvenuti come i caprioli sul Monte di Brianza dove ormai sono di casa, oppure uccelli tutto sommato rari in zona tra cui orchi marini, morette tabaccate e tarabusi avvistati dagli agenti della Polizia provinciale sull’asta del fiume tra Garlate e Brivio, o perfino il lupo che sembra diventato una presenza fissa in Valle Santa Croce a Missaglia nel Parco della Valcurone. Altre bestie invece non sembrano molto gradite, o almeno non a tutti: è il caso dei cinghiali che dalle montagna lecchesi e dalle prealpi si spostati stabilmente verso la pianura, con incursioni notturne nei centri abitati.
A Dolzago hanno provocato un incidente stradale, a Merate sono stati immortalati trottare in strada e Santa Maria Hoè. A testimoniare la loro avanzata inarrestabile ci sono pure le doppiette dell’Ambito territoriale di caccia del Meratese che per la prima volta in assoluto sono stati autorizzati a fare fuoco da metà dicembre sebbene solo a Beseno, una sorta di “enclave“ di Vercurago tra Lecchese, Bergamasca e Parco Adda. Durante le appena quattro battute che sono riusciti a organizzare sono riusciti ad uccidere otto esemplari. "Erano belli grossi – riferisce Delio Baglioni, il presidente dell’Atc Meratese, che conta circa mille cacciatori, di cui però 33 abilitati per la caccia al cinghiale -, adulti che pesavano fino a 150 chili. Se siamo riusciti in breve tempo ad abbatterne 8 significa che hanno colonizzato tutta la Brianza, perché non è mica semplice cacciarli". In effetto bisogna essere autorizzati e rispettare precise regole, orari, giorni e distanze. Il periodo di caccia inaugurato alla metà del mese scorso terminerà il 31 gennaio e durante le settimane di “zona rossa“ nessuno ha potuto imbracciare i fucili per organizzare battute in girata e braccata e neppure in solitaria.
"Ci sono branchi di cinghiali a Bosisio, Annone, Brivio – prosegue Baglioni -. Sono una piaga per i coltivatori e allevatori e costituiscono un pericolo per fungiatt, cercatori di castagne ed escursionisti che affollano gli angolo della Brianza poiché se si sentono messi alle strette o per difendere i propri cuccioli non esitano ad attaccare chiunque senza alcun timore".