
di Federico Magni
Chiodare una falesia è un lavoro duro e quei pochi che, con grande fatica, costanza e determinazione, si “spendono” così tanto per la comunità di arrampicatori devono essere tenuti in grande considerazione. Nel territorio di Lecco personaggi come Delfino Formenti, Marco Ballerini, Eugenio Pesci, Paolo Vitali, Pietro Buzzoni e altri hanno lasciato la loro firma su tante pareti dove anche oggi, a tanti anni di distanza molte delle loro “linee” rappresentano ancora un terreno di ingaggio per tanti climber. Da poco in Valsassina sono spuntate due nuove falesie attrezzate e a chiodarle questa volta è stato Marco Nicolodi, di Desio, treeclimber e scalatore, con una spiccata propensione a darsi da fare un po’ per tutti. Le due falesie, che per la roccia e la varietà di difficoltà si candidano già ad essere fra le più belle del territorio, si trovano all’inizio della Valsassina, poco sopra Ballabio, ai piedi dei contrafforti del Due Mani. Si chiamano “Muro del Butch” (14 tiri) e “Ballabiot” (34 tiri).
Come è nata l’idea di chiodare queste pareti?
"Ho la fortuna di avere un’attività lavorativa stagionale e ho molto tempo d’estate. Avevo già lavorato alla sistemazione di alcune falesie, come quella dell’Occhiolo a Onno, poi diciamo che mi sono fatto prendere la mano. Vedevo questa zona della Valsassina andando in Grigna. Così tante pareti e mi sembrava strano che nessuno avesse già chiodato da quelle parti. La prima che ho “guardato” è stata quella che poi è diventato “Il muro del Butch”, una parete rivolta a Nord sulla quale un tempo Daniele Chiappa voleva realizzare una struttura per la prova materiali".
Come mai la dedica al Butch, Marco Anghileri, grande scalatore lecchese scomparso sul Monte Bianco?
"L’ho dedicata a Marco perché era mio compagno di scalate in falesia. In settimana ci sentivamo spesso e ci trovavamo per arrampicare. Accanto ho aperto quattro tiri su roccia bellissima e ho chiamato quell’area “Muretto del Gio”, dedicandola a Giorgio, fratello del Butch.
A quel punto non ti sei più fermato…
"Ho cercato altre pareti. Ancora adesso mi sto guardando intorno e diciamo che di “ravanate” in mezzo ai rovi ne faccio tante. Con il lavoro che faccio non mi pesa assolutamente restare appeso per ore nell’imbraco. Così, poco più a Sud, sempre a Ballabio, ho visto queste altre pareti. In realtà puntavo a un grande muro più in alto, ma addentrandomi nel bosco ho scoperto quella che è diventata la nuova falesia “Ballabiot”. Ho iniziato nel 2019 e sono usciti tre settori. Quello a destra è prevalentemente su placca, il centrale è soprattutto su strapiombo. Quindi si adatta sia a chi ama una scalata fisica, sia tecnica, un po’ per tutte le difficoltà: dal 5c al 7c".