GALBIATE
I gamberi di fiume europei rischiano l’estinzione, anche nel Parco regionale del Monte Barro, dove un tempo invece abbondavano. Li stanno letteralmente sterminando i gamberi rossi della Louisiana e altre specie di gamberi alieni non originari del territorio, introdotti da allevatori e ristoratori per servirli in tavola senza prevedere che avrebbero preso il sopravvento. Nonostante gli sforzi compiuti dai responsabili e dai naturalisti del Parco del Barro in pochi tuttavia lo sanno. A rivelare la mancanza di conoscenza di quanto sta accadendo nei corsi d’acqua del Barro sono i ricercatori del Dipartimento di Biomedicina comparata e Alimentazione dell’Università di Padova, con i volontari del Wwf Lecco e i vertici del Parco che hanno pubblicato uno studio in merito sulla rivista internazionale Diversity. Si intitola "Human dimensions and visitors - Perspective in freshwater crayfish conservation: the case of a protected area in Italy", ovvero "Dimensioni umane e visitatori - Prospettive nella conservazione del gambero d’acqua dolce: il caso di un’area protetta in Italia", cioè quella del Parco del Monte Barro. Lo studio evidenzia che la maggior parte dei frequentatori del Parco non è a conoscenza della problematica delle specie aliene. È un bel problema, perché senza la consapevolezza dei fruitori, tutti gli sforzi di conservazione delle specie autoctone sono inutili per i comportamenti dannosi che continuano ad essere perpetrati, magari inconsapevolmente.
"Per migliorare il futuro della conservazione dei gamberi, incoraggiamo a concentrare i programmi educativi sulla proposta di attività e azioni pro-ambientali legate ai valori e alle emozioni che le parti interessate associano ai gamberi autoctoni per favorire il loro coinvolgimento nell’adozione di comportamenti sostenibili, per aumentare potenzialmente la loro autoefficacia e cambiare abitudini", sollecitano i ricercatori. D.D.S.