DANIELE DE SALVO
Cronaca

Giornata della memoria/2 Beppe, angelo degli internati

Grazie al suo lavoro in archivio Giuseppe Amanti ha ricostruito la storia, spesso inedita, di 402 deportati

Secondo da destra il 73enne di Barzio Augusto Giuseppe Amanti

Secondo da destra il 73enne di Barzio Augusto Giuseppe Amanti

Barzio (Lecco), 27 gennaio 2021 - È l’archeologo della memoria dei deportati valsassinesi nei lager nazisti. Ha recuperato dall’oblio degli scaffali dell’Archivio di Stato di Como i nomi, la storia, ma anche le lettere e i diari di 402 di loro, a 59 dei quali quest’oggi, in occasione del Giorno della Memoria, verrà consegnata postuma la Medaglia d’onore riservata a chi durante la Seconda guerra mondiale tra il 1943 e il ‘45 è stato internato in campi di concentramento. A restituire il ricordo di quanti hanno subito la Shoah e la prigionia per essersi opposti ai nazifascisti è il 73enne di Barzio Augusto Giuseppe Amanti, Beppe per tutti. Non è uno storico di professione, è un ex direttore di banca in pensione. "Proprio come direttore della Bcc ho finanziato un libro sul difficile periodo bellico e della Resistenza in Valsassina da cui ho appreso di persone e circostanze che non conoscevo e di cui mi sono appassionato – racconta -. Nel 2015 inoltre ho aiutato un amico ad effettuare delle ricerche all’Archivio di Stato di Como su un suo familiare internato. Spulciando i vari faldoni nel giro di pochi minuti mi sono però letteralmente rimasti in mano i documenti anche di altri 4 parenti di persone che conoscevo".

Da lì non si è più fermato: ha trascorso all’Archivio di Como 74 giorni, effettuato 16mila fotocopie, esaminato 250 fotografie, scovato 7 diari, rispolverato certificati anagrafici, fogli curricolari, lettere, manoscritti e verbali di interrogatori, ricomponendo le vicende e la sorte di 402 deportati valtellinesi tra militari, civili, partigiani, sindacalisti, scioperanti del ‘44 e oppositor i . "Di loro 47 non sono più tornati indietro – spiega -. Sono morti d urante la prigionia, giustiziati oppure di stenti. Dei superstiti solo uno è ancora in vita". Si tratta del 98enne di Cortenova Alessandro Ambrosini, che ha ricevuto la Medaglia d’onore l’anno scorso sempre per merito suo. Di ognuno dei 402 deportati valsassinesi conosce a memoria ogni aspetto. "Fedele Amabile Valsecchi classe 1911 di Morterone è stato deportato il l8 settembre 1943 in Germania dove è morto il 16 aprile del ‘45 – racconta ad esempio di uno degli internati a cui verrà tributata oggi la Medaglia d’onore –. Era dato per disperso in Russia, invece ho appurato che era stato catturato in Serbia".

Ci sono poi le Aquile randage, gli scout di Oscar, l’Organizzazione collocamento assistenza ricercati e gli attivisti del Partito d’azione che nascosero ed espatriarono in Svizzera ebrei e dissidenti, i 12 compagni di prigionia del beato Teresio Livelli, gli 11 finiti a Mauthausen, i compagni di cella di Eugenio Pertini fratello del presidente della Repubblica Sandro... "Leggendo alcune loro lettere dai campi ho realizzato che per chiedere ai familiari di inviare loro provviste perché stavano morendo di fame scrivevano in codice “Sono con un amico di Introbio“ perché all’epoca a Introbio si nutrivano solo di castagne oppure “Vedo Casarca“ che è un alpeggio molto spoglio a monte di Premana. Spulciando le carte ho inoltre scoperto che 24 valtellinesi erano sorvegliati dagli agenti dell’Ovra. Tra loro c’erano anche tre sacerdoti. In 15 invece si sono uniti ai partigiani greci". L’impagabile opera di cui si è fatto carico è confluito anche nel libro “Valsassinesi internati nel III Reich“. "È un volume senza pretese – spiega - se non quella di esercitare il dovere della memoria".