Esecuzione sul monte Cornizzolo La Cassazione conferma l’ergastolo

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di Paola Pioppi

A un anno e mezzo dalla sentenza di primo grado, è diventata definitiva la condanna all’ergastolo per Edmond Como l’albanese di 48 anni, residente a Garbagnate Monastero, accusato dell’omicidio di Metaj Besnik connazionale di 39 anni il cui corpo era riaffiorato il 2 aprile 2017 da un bosco di Eupilio, al Cornizzolo. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di entrambi gli imputati, rendendo irrevocabile non solo la condanna di Como, ma anche quella a 30 anni di carcere di Arjian Drekaj, albanese di 44 anni, che aveva scelto il processo con rito abbreviato ed era stato condannato a 30 anni di reclusione. Per entrambi, il massimo della pena, ma con una differenza sostanziale determinata dalla scelta del rito processuale. Edmond Como aveva voluto andare a dibattimento, per sostenere la sua estraneità a quell’omicidio che era stato scoperto il 2 aprile 2017, due mesi dopo la sparizione della vittima, avvenuta il 10 febbraio. Besnik era stato ucciso da tre colpi di pistola alla testa da distanza ravvicinata, dopo averlo fatto inginocchiare e avergli fatto scavare la fossa in cui era stato seppellito, completamente privato degli abiti.

In quella fossa ricoperta di terra, in mezzo a un bosco, era stato ritrovato durante una giornata di pulizia dei boschi, quando un volontario aveva notato un ciuffo di capelli spuntare tra le foglie. L’accusa, confermata in ogni grado di giudizio, era che la vittima si era trovata in una fortissima esposizione debitoria, dopo che la polizia gli aveva sequestrato un grosso carico di droga, tre quintali di marijuana nascosti in un casolare. Convinto di aver subito un furto, aveva iniziato a riscuotere i crediti che aveva in sospeso, coinvolgendo in questa operazione lo stesso Como Edmond, che gli aveva garantito 45mila euro, in aggiunta ad altri 100mila dovuti da un gruppo di calabresi. L’omicidio, commesso da Como con l’aiuto di Drekaj, sarebbe stato la conseguenza di una degenerazione dei rapporti tra i due. "Sono uno spacciatore, non un assassino" ha sempre detto Como, sostenendo che gli indizi a sua carico non erano sufficienti a poterlo condannare.