
Mehdi Khosravi
Dorio (Lecco), 10 agosto 2016 – Se estradato rischia la tortura e la pena di morte per impiccagione Mehdi Khosravi, il 37enne dissidente iraniano arrestato a Dorio dai poliziotti della questura in base ad un mandato di cattura internazionale emesso dai magistrati di Teheran che lo accusano di corruzione. Gli agenti lecchesi probabilmente nemmeno immaginavano in quale intricata e delicata vicenda diplomatica si sarebbero cacciati, sebbene ora la papata bollente è passata nelle mani dei magistrati.
L'uomo, tramite il suo blog, è una delle anime del cosiddetto Movimento verde, nato in seguito alle elezioni presidenziali del 2009 nella ex Persia che consacrarono, di nuovo, la vittoria dell'uscente Mahmoud Ahmadinejad. Gli attivisti chiedevano. Per questo gli attivisti, oltre a denunciare gravi irregolarità e brogli, chiedevano pure di tornare alle urne. L'uomo, che in rete si firma Yashar Parsa, nel suo omonimo sito interne yasharparsa.com, oltre a denunciare i governanti dell'Iran, criticando le loro scelte, specie quelle in campo economico e sociale, punta il dito pure contro le atrocità commesse dai tagliagole dell'Isis.
Per impedire la sua estradizioni si è mobilitato innanzitutto Reza Ciro Pahlavi, figlio dello Scià. “Sarà incarcerato, torturato e condannato a morte, in qualità di oppositore del regime”, ha scritto in una lettera al premier Matteo Renzi. Condivide l'appello anche Sergio D'Elia, segretario di Nessuno tocchi Caino: “L’Italia, che è conosciuta nel mondo per il suo impegno a favore dell’abolizione della pena di morte, non può collaborare alla sua pratica in un regime come quello iraniano che nell’ultima settimana ha giustiziato decine di oppositori politici. Rischia la vita se viene estradato in Iran e l’Italia ha l’obbligo, dettato dalla propria Costituzione oltre che da convenzioni e protocolli internazionali, di non cooperare per via giudiziaria o politica in casi come questo”.
Ma da Teheran insistono ed esercitano pressioni per il rimpatrio del prigionieri che è stato negli ultimi tre anni anche amministratore esecutivo del “Consiglio nazionale iraniano per le libere elezioni”. Solo nel 2015 in Iran sono state giustiziate 969 persone, con un aumento del 29% delle sentenze capitali rispetto al 2014, del 300% addirittura dal 2008.
di D.D.S.