Dopo l’Ats pure il Comune boccia il forno. Per le cremazioni altri pellegrinaggi

A Lecco manca il forno crematorio, i cittadini devono viaggiare altrove per la cremazione dei propri cari a causa del diniego dell'Ats e dell'Arpa.

I lecchesi che vorranno far cremare i loro cari dovranno continuare a migrare negli altri comuni della Lombardia. Un triste e mesto pellegrinaggio con la bara del defunto al seguito per andare a Milano, piuttosto che in Valtellina, alla ricerca di un forno crematorio.

La seconda Commissione consiliare si è infatti vista costretta a stralciare dal Piano regolatore cimiteriale, in via di definizione, la realizzazione del centro crematorio, il primo del capoluogo, atteso dal 2016, che era stato previsto nell’ala Sud Est del cimitero del rione di Castello. La decisione dopo il diniego arrivato dall’Ats, l’Azienda di tutela della salute. Per l’ex Asl infatti quella struttura – dotata come prevedeva il progetto di due forni – si sarebbe trovata troppo vicina alle abitazioni, rischiando così di creare problemi di salute ai residenti.

La decisione dell’Ats fa il paio con il parere altrettanto negativo dell’Arpa. "L’Amministrazione comunale – spiegano a Palazzo Bovara – avrebbe potuto far valere il principio del silenzio-assenso, visto che il parere di Arpa e Ats era atteso a dicembre 2023, ovvero entro 60 giorni dalla presentazione del progetto, e quindi procedere comunque. Ma abbiamo preferito non creare un caso e stralciare l’opera". Con il venire meno del forno crematorio escono di scena anche le sale del commiato, che le leggi vigenti consentono solo se abbinate ai primi.

A Lecco si registrano ogni anno in media 500 decessi, 300 le incinerazioni, pari al 60 per cento. Un trend costante e in crescita quello delle cremazioni, che costringe – e costringerà – i lecchesi a ricorrere alle strutture del cimitero di Lambrate o ad andare ad Albosaggia piuttosto che a Bergamo.

D.D.S.