Dieci metri di rifiuti speciali. Imputati tutti condannati per la discarica nel verde

Nei guai alcuni imprenditori edili di Fino Mornasco e i responsabili dei controlli. Erano stati trovati detriti di vario genere. L’azienda aveva risparmiato un milione.

Dieci metri di rifiuti speciali. Imputati tutti condannati per la discarica nel verde

Dieci metri di rifiuti speciali. Imputati tutti condannati per la discarica nel verde

Un anno e mezzo di processo, per arrivare alla condanna di tutti gli imputati, a processo davanti al giudice monocratico di Como per la discarica abusiva scoperta su un’area verde di 46mila metri quadrati dove, secondo le ricostruzioni dei carabinieri del Nucleo Investigativo di Como, sarebbero stati riversati 85 metri cubi di inerti solo in un anno, tra 2019 e 2020, con una stratificazione di una decina di metri. Antonio Mercuri, 72 anni di Fino Mornasco, e il figlio Massimiliano, 48 anni sono stati condannati a 2 anni e 2 mesi di reclusione, 1 anno e 8 mesi per il figlio Giuseppe, 34 anni, tutti e tre imprenditori edili riconducibili alla Edilaria srl di Fino Mornasco. Gli altri imputati erano Armando Perlini, 67 anni di Senna, proprietario del fondo, condannato a 1 anno e 4 mesi, "soggetto – aveva detto il pm - che ha in qualche modo subìto la scelta dei Mercuri di conferire presso il suo sito, trattandolo come discarica nella quale far pervenire rifiuti non tracciati".

Per l’ex responsabile dell’Ufficio Tecnico, Luciano Arcellaschi, 69 anni di Como, e per Giorgio Cardin, 55 anni di Settimo Milanese, geologo e direttore dei lavori, la stessa sanzione: 2 anni di condanna. Erano stati accusati per non aver provveduto ai controlli dovuti". Per tutte le condanne entro i due anni, è stata applicata la sospensione condizionale della pena. Il giudice Daniela Failoni ha disposto una provvisionale di 80mila euro a favore del Comune di Senna Comasco, e la confisca del terreno sotto sequestro. Su quell’area a Gaggio, erano stati trovati detriti di vario genere derivanti da lavori edili, tra cui sassi e cemento, che avrebbero consentito all’impresa un risparmio di circa un milione di euro all’anno. Non si trattava di rifiuti considerati pericolosi per la salute, ma comunque "sottoprodotti", e quindi con l’obbligo di essere gestiti in osservanza di una precisa e costosa disciplina, che prevede trasporti, smaltimenti in discariche specializzate, analisi e a volte persino carotaggi. "A dibattimento – ha commentato l’avvocato Simone Gatto, difensore di Arcellaschi - è chiaramente emersa l’innocenza del mio assitito, e personalmente ne ero convinto. Aspetto di cambiare idea leggendo le motivazioni".

Paola Pioppi