DANIELE DE SALVO
Cronaca

Dà fuoco alla casa dei vicini . Arrestato lo stalker del condominio

Lecco, in manette è finito un italiano di 53 anni che ha problemi di tossicodipendenza. Ha tentato più volte di danneggiare l’abitazione del dirimpettaio e sparato a salve contro dei bambini.

Un vicino di casa peggiore di lui non poteva capitare. Ha trasformato il condominio dove abita in un palazzo del terrore e per mesi ha spaventato a morte tutti gli altri inquilini. Alcuni di loro hanno trascorso intere nottate in auto pur di evitare di incrociarlo sulle scale e nell’androne di ingresso e per timore di compiere la fine del topo, mentre dormivano. Il Freddy Krueger in carne ed ossa ha infatti tentato di incendiare più volte l’appartamento del suo dirimpettaio e ha sparato contro alcuni bambini, fortunatamente a salve.

Alla fine non è rimasto altro che arrestarlo. In manette è finito un italiano di 53 anni di Lecco. È accusato di stalking nei confronti di tutti i vicini dell’intero condominio: è un caso più unico che raro quello d’incriminazione di atti persecutori verso gli abitanti del proprio palazzo e non magari dell’ex. Deve rispondere pure di deturpamento e imbrattamento, danneggiamento seguito da incendio e getto pericoloso di cose.

Lo hanno arrestato gli agenti della Squadra Mobile di Lecco, su ordine dei giudici del tribunale. Perché il 53enne ce l’abbia tanto con gli altri condomini e si sia comportato in quel modo non si sa, non lo ha voluto spiegare nemmeno durante l’interrogatorio di garanzia. Quello che si sa con certezza è che finalmente le sue vittime possono tirare un sospiro di sollievo e tornare a dormire sonni tranquilli. Non è la prima volta che lo stalker condominiale, che ha problemi di droga finisce nei guai. Da gennaio però, senza un apparente motivo, ha iniziato a prendersela appunto con i vicini.

"Li ha tormentati con continue vessazioni, intimidazioni e minacce – racconta il comandante della Mobile Gianluca Gentiluomo -. Era violento e aggressivo, li terrorizzava e li ha costretti a stravolgere la propria quotidianità, tanto che alcuni per entirsi al sicuro dormivano in macchina".

"Non è rimasto altro che chiedere un’ordinanza di misura cautelare in carcere – aggiunge il procuratore capo Ezio Domenico Basso -. Era l’unica possibile". Un’altra misura restrittiva alternativa alla cella, come i domiciliari o l’obbligo di dimora, avrebbe del resto solo peggiorato la situazione e reso la coabitazione nello stesso palazzo più pericolosa.