
"Devo pensare che ci sia una situazione epidemiologica molto grave per aver dovuto rinunciare al lavoro fatto da un mese a questa parte per prepararsi al rientro". Maria Luisa Montagna è il preside del Liceo classico Manzoni che non ha mancato di portare la propria solidarietà a quegli studenti del suo istituto scesi in piazza per chiedere di tornare in classe. Ha raggiunto il cortile del Broletto per testimoniare la sua vicinanza in un momento di così grande incertezza per la scuola.
"Non è un bel segnale e nemmeno molto educativo quello a cui stiamo assistendo in questi giorni: da una parte il governo che dice una cosa e dall’altro un ministro di quello stesso govenro che ne sostiene un’altra". Eppure nel primo lockdown le risposte non erano mancate. "Ero a Bellano l’anno scorso: ci hanno dato risorse - ricorda la professoressa Montagna - e siamo stati coinvolti in un processo che abbiamo governato seppur con tutte le difficoltà del caso". E allora adesso, dopo un’estate e un secondo lockdown, cosa è accaduto? "Il punto cruciale sono ovviamente i trasporti ma su questo abbiamo lavorato insieme alla prefettura, ai sindaci e ai rappresentanti dei genitori e quelli dei trasporti su gomma che si sono detti disponibili a trasportare il 50% degli studenti a scuola in due scaglioni". Un lavoro di squadra vanificato però dall’ultima recrudescenza dei contagi e dalla conseguente decisione di non consentire il ritorno alle lezioni in presenza con tutto quello che questo comporta.
"Da risposta emergenziale la didattica a distanza si è ormai strutturata, è questo che spaventa i nostri ragazzi: cinque ore ogni giorno davanti al pc sono ormai pesantissime e noi insegnanti e genitori ci troviamo sempre più spesso a gestire i loro malesseri".
A.Mor.