ANGELO PANZERI
Cronaca

Caso Liam, dalla Procura di Lecco nuove indagini sui medici

Se saranno ritenuti responsabili si potrebbe arrivare alla prescrizione del reato. Intanto i legali della madre attendono le motivazioni della condanna per presentare appello

In Tribunale il caso del piccolo Liam

Lecco, 22 gennaio 2022 - La sentenza sulla morte di Liam Nuzzo con la condanna a dieci anni della madre, Aurora Ruberto, fa discutere. E adesso c’è un rischio: dovessero emergere responsabilità dei medici, il reato sarebbe prescritto. Molti gli interrogativi e le questioni ancora aperte. I legali di Aurora Ruberto, gli avvocati Nadia Invernizzi e Roberto Bardoni, attendono le motivazioni della sentenza della Corte d’Assise di Como, per presentare ricorso in Appello. La Corte d’Assise depositerà entro novanta giorni la sentenza. Nel frattempo la Procura di Lecco attende gli atti del processo per avviare nuovi accertamenti e – come indicato nella sentenza letta dal giudice Valeria Costi – "rivalutare la posizione dei sanitari che ebbero in cura Liam Nuzzo, in occasione del secondo ricovero".

Per ben due volte nei suoi 28 giorni di vita il piccolo Liam è entrato, come paziente, all’ospedale Manzoni di Lecco: il primo accesso, di 48 ore, a seguito di una caduta accidentale in casa, nel secondo ricovero dopo la comparsa di anomali rigonfiamenti sul suo capo, con le dimissioni firmate solo tre giorni prima della morte. E proprio tra il 12 e il 15 ottobre 2015 il bimbo, secondo una superperizia disposta dalla Procura di Lecco nell’ambito di un fascicolo parallelo aperto nei confronti di medici e infermieri che si erano presi cura del neonato, avrebbe subito le due fratture craniche perfettamente parallele riscontrate solo in sede di autopsia.

La posizione dei sanitari venne archiviata nella prima udienza preliminare. Ora la Corte d’Assiste di Como chiede di far luce sull’attività di tre medici. Il reato – secondo quanto emerso e a distanza di oltre sei anni – sarebbe prescritto. A inizio del processo in Corte d’Assise a Como l’allora procuratore di Lecco, Cuno Tarfusser, che riformulò l’imputazione in omicidio volontario in concorso, accusando la madre di avere colpito volontariamente il piccolo poi morto di polmonite, aveva spiegato di aver notato "un vizio genetico nel capo d’imputazione". Il procuratore Tarfusser ha spiegato che "la Ruberto, madre e autrice materiale, utilizzando uno strumento contundente ovvero sbattendo la testa del figlio neonato produceva a questi fratture paritotemporali bilaterali simmetriche conseguenti ad una compressione-schiacciamento della volta cranica, provocando una debolezza che ha favorito la polmonite interstiziale che causò il decesso". La Procura dovrà nuovamente affrontare il ruolo dei medici del Manzoni sulla vicenda, quindi saranno passati al setaccio referti medici e autopsia per far luce sulla morte di Liam.