REDAZIONE LECCO

Cade dal pedalò, bambino salvato in extremis

In mancanza di un’ambulanza il padre ispettore di polizia l’ha portato con la sua auto all’ospedale di Vibo Valentia

Era seduto sul pedalò. Poi un’improvvisa onda anomala, il pedalò che traballa con violenza, il piccolo Leo, di 8 anni, cade in acqua. È il pomeriggio del 21 luglio. Un incubo travolge la famiglia Farella, di Canonica d’Adda, in vacanza a Tropea. Leo rischia di morire. Lo hanno salvato i medici dell’ospedale Jazzolino di Vibo Valentia asportandogli la milza e un rene.

"Era stata una splendida vacanza. Quel giorno eravamo andati a Grotticelle", ricorda il padre, Michele Farella, ispettore al commissariato di Treviglio. Rientrati in albergo la mamma Bocu Raluca, operatrice sanitaria a Melzo, si accorge che qualcosa non va. La corsa in ospedale a Tropea. Bisogna raggiungere il nosocomio di Vibo Valentia per una Tac. Ma l’ambulanza non c’è. Il piccolo perde i sensi e il padre lo porta a Vibo in auto. Chiama il 113 poiché non conosce le strade: due pattuglie lo scortano fino allo Jazzolino. Al Pronto soccorso la situazione appare disperata: Leo ha un’emorragia interna. E mentre si prepara la sala operatoria, i genitori di Leo, sottoposti a tampone, risultano positivi al Covid. Non potranno assistere il figlio.

"Leo non si è mai lamentato, anzi era lui a dire ai medici di fargli le iniezioni senza problemi – racconta il papà – Mon ha mai avuto paura, anche quando ha saputo che non potevamo stargli vicini". Leo è diventato la mascotte del reparto. Medici e infermieri lo coccolano. "Ha ricevuto un sacco di giocattoli. Avremmo potuto trasferirlo a Bergamo, ora che è fuori pericolo, ma la professionalità e l’affetto che abbiamo trovato qui ci ha convinti a restare. Lo stavamo perdendo. E invece è qui accanto a me. Spero che questi medici possano lavorare con la tranquillità che meritano. Investite nelle persone brave, che salvano la vita".

Francesco Donadoni