
Soccorso alpino e carabinieri trasportano il feretro del cadavere trovato al monte San Martino
Lecco, 9 agosto 2014 - L’unica cosa certa è che l’uomo trovato morto nei boschi sopra via Stelvio non è stato ucciso. «Si è trattato di una morte naturale, presumibilmente per infarto, senza alcun segno di violenza», ha spiegato il dottor Paolo Tricomi che nella mattinata di ieri ha eseguito l’autopsia sul corpo rinvenuto martedì da una signora di Lecco a una manciata di metri dal sentiero (quello dei Pizzetti) su cui stava procedendo. Nulla di più, «troppo putrefatto quel corpo di un uomo anziano» come racconta il dottor Tricomi per sperare di ottenere qualche informazione in più. Forse anche più anziano di quei cinquant’anni ipotizzati dal medico legale nella prima visita esterna.
Nemmeno un possibile conoscente della (presunta) vittima è stato in grado di riconoscere il cadavere. L’uomo, una persona che lavora nell’ambito della Caritas, è stato chiamato ieri mattina nella camera mortuaria del Manzoni in base alle indicazioni di Leone Silva. «Potrebbe essere quell’anziano di Briosco che incontravo con i sacchetti di plastica in mano», aveva raccontato ai carabinieri il clochard-scrittore, che vive proprio in quella zona del San Martino. Erano le ore immediatamente successive al ritrovamento del corpo e «Leo» era sceso dalla sua grotta a sbalzo sulla città per dire che il morto non era lui, ma che forse quel cadavere poteva essere uno dei tanti homeless che ha scelto di vivere da quelle parti come lui. Invece no, il buio rimane.
Nemmeno le coperte, gli indumenti, i libri e tutto ciò che i carabinieri hanno raccolto davanti alla caverna - segno che il morto abitava stabilmente proprio lì - è stato utile per dare un’identità al corpo ritrovato. Il mistero della grotta resta tale, tanto che gli inquirenti coordinati dal sostituto Paolo Del Grosso hanno deciso di giocarsi un’ultima carta, quella del dna e impronte digitali. «Abbiamo inviato il tutto ad un laboratorio specializzato in questo tipo di analisi nella speranza di risalire a questa persona», ha spiegato il dottor Tricomi. Invece no, l’identità dell’uomo trovato cadavere nei boschi alle pendici del San Martino resta senza nome con tutto il suo carico di tristezza per un morto che nessuno reclama.
andrea.morleo@ilgiorno.net