Bimbo conteso, al via il processo: padre e nonno sono parti civili

Kheira El Kerbadji nell’estate del 2019 è fuggita in Algeria portando con sé il piccolo Alessio

Angelo Maggioni con il piccolo Alessio

Angelo Maggioni con il piccolo Alessio

Primaluna (Lecco) - È finita alla sbarra per aver “rubato“ a tradimento al padre il figlio piccolo e averlo portato all’estero. Sì è aperto ieri il processo contro Kheira El Kerbadji, mamma algerina di 33 anni che all’inizio dell’estate 2019 ha trascinato con sé per la seconda volta nel suo Paese d’origine il piccolo Alessio, che di anni ne aveva 6, strappandolo nuovamente con l’inganno al suo ex marito Angelo Maggioni, 43enne che ora abita a Ballabio a cui era affidato.

È accusata di sottrazione di minore aggravata e inottemperanza al provvedimento del giudice, ma il reato di cui deve rispondere potrebbe essere trasformato in sequestro. In attesa della sentenza, attesa già per la prossima udienza fissata per il 27 aprile, il padre “scippato“ del figlio intanto ha già ottenuto una prima vittoria, anzi due. Intanto nei giorni scorsi ha potuto finalmente vedere e sentire tramite chat il suo Alessio: "Non avevo contatti con lui da sei mesi – racconta il genitore -. Sono contentissimo, mi sembra stia bene ma non so dove si trovi né con chi".

"Il padre, il nonno e il figlio tramite il papà sono stati ammessi come parte civile – aggiunge l’avvocato Alberto Marsili Feliciangeli dell’associazione “Vittime di violenza – Io no“ -. A nostro avviso si tratta di un aspetto molto importante ed eloquente". In aula, oltre a papà Angelo e al suo legale, si è presentato anche il difensore d’ufficio della 33enne algerina, ma non quest’ultima, che però a quanto pare è a conoscenza di essere imputata in Italia. "Paradossalmente lei potrebbe beneficiare pure del patrocinio gratuito di Stato poiché ufficialmente risulta nullatenente, mentre il mio assistito che è la parte lesa deve sostenere di tasca propria tutte le spese", sottolinea l’avvocato Alberto Marsili. L’inizio del processo è certamente un segnale di svolta importante importante ma da solo non basta e potrebbe anzi non servire a nulla, nemmeno in caso di condanna della madre. "Purtroppo non ci sono accordi bilaterali con il Governo algerino", conclude l’avvocato.