DANIELE DE SALVO
Cronaca

Alberi monumentali Addio al faggio secolare Colpa del forte vento

Galbiate, il Parco del Monte Barro perde una attrattiva di 200 anni. Il presidente: "Adesso dobbiamo tutelare la pianta superstite".

Alberi monumentali Addio al faggio secolare Colpa del forte vento

di Daniele De Salvo

Il grande e vecchio faggio dell’Eremo del Monte Barro aveva 200 anni, probabilmente di più. Ha regalato riparo ai frati francescani che lì avevano un convento, l’Eremo appunto, poi agli ospiti del grande albergo in cui è stato trasformato il cenobio, e, successivamente, ai pazienti del sanatorio rimasto aperto fino al 1968.

Sotto le sue fronde si sono certamente fermati a riposare anche i partigiani, che si rifugiavano sulle alture vicino a Lecco. Più di recente ha donato ombra ai tanti escursionisti e visitatori che arrivano fin lassù per una passeggiata o per godere dal panorama unico di cui si gode: il lago di Como, la Valle dell’Adda e le montagne sopra Lecco a est; i laghi di Annone e di Pusiano a ovest; il Cornizzolo, l’abbazia di San Pietro al Monte di Civate e le vette del Triangolo lariano a nord. Da meno di un mese era stato inserito nella lista regionale degli alberi monumentali della Lombardia. L’ultima ondata di maltempo l’ha però ucciso.

Le forti raffiche di vento lo hanno infatti sradicato e abbattuto al suolo. È una grave perdita, perché è morto un gigante della natura, testimone silenzioso della storia di un luogo che in passato si sono contesi romani, ostrogoti, longobardi e soldati sforzeschi. "Purtroppo non ha resistito alle intemperie – annuncia Paola Golfari, presidente del Parco regionale del Monte Barro -. Avevano cercato di renderlo più forte con cinghie e tiranti, ma non è servito". Di quello e degli altri faggi che caratterizzavano la zona ne ha scritto pure Carlo Redaelli nelle sue "Notizie istoriche della Brianza" nel 1825: "Erano quei faggi di tanto strana ed eccessiva bellezza, che chiunque li vedeva giudicava che la maestra natura vi si fosse con sommo diletto studiata in formarli. Li quali alquanto distanti, ed in ordine non artificioso disposti, con la loro rarità, la naturale bellezza del luogo oltra misura annobilavano". Molti degli "annosi faggi, che proteggevano da vicino quel chiostro dai venti, che colà soffiano durante la fredda stagione" erano stati violati da "temeraria bipenne – cioè da una scure, ndr - nel 1799 e nel 1822", ma due esemplari erano sopravvissuti. Ora ne rimane ancora solo uno, un gemello solitario scampato alla furia dell’ultima tormenta. "Tenteremo di proteggerlo in tutti modi", assicura la presidente del Parco del Barro.