Lecco, l’Adda perde acqua: portata ridotta del 20%

Lo studio dell’Università degli studi di Milano e di Brescia. La causa? I cambiamenti climatici ed è successo in duecento anni

Oltre l’effetto del riscaldamento è aumentata anche l’evapotraspirazione

Oltre l’effetto del riscaldamento è aumentata anche l’evapotraspirazione

Lecco, 8 luglio 2020 - L’Adda “perde” acqua: in due secoli, la portata del fiume si è ridotta del 20%, a fronte di precipitazioni sostanzialmente stabili. La causa? I cambiamenti climatici. È quanto emerge dallo studio diretto e coordinato dalle Università degli studi di Milano e Brescia e dal Consiglio Nazionale delle Ricerche, pubblicato sulla rivista International Journal of Climatology.

Lo studio mette a confronto le precipitazioni mensili sul bacino pre-lacustre del fiume Adda, stimate a partire dal 1800, con gli afflussi idrici giornalieri in entrata al lago di Como e in uscita dallo stesso. Da questo confronto è emerso che, a fronte di una riduzione delle precipitazioni statisticamente poco significativa (5%), le portate dell’Adda sono diminuite del 20% circa. Le precipitazioni mensili sono state ricostruite grazie ad un innovativo metodo, sviluppato da Alice Crespi nel corso del suo dottorato di ricerche in scienze ambientali all’Università degli studi di Milano; per quanto riguarda gli afflussi idrici al lago di Como, ricostruiti grazie ad una convenzione di ricerca tra l’Università degli studi di Brescia e il consorzio dell’Adda, la serie di dati rappresenta la più consistente per le Alpi italiane ed una delle più lunghe al mondo.

"Questa notevole differenza – spiegano i professori Maurizio Maugeri dell’Università di Milano e Roberto Ranzi dell’ateneo bresciano, tra i principali autori dello studio – è parzialmente dovuta all’effetto della crescita delle temperature che ha causato più forti perdite per evapotraspirazione. Oltre che per effetto del riscaldamento, l’evapotraspirazione sembra essere aumentata anche a causa dell’espansione delle aree forestali avvenuta nel periodo in esame, effetto dell’inselvatichimento dei pascoli e delle aree agricole montane. Il contributo della forte fusione dei ghiacciai, invece, ha attenuato solo molto parzialmente la riduzione delle portate in ingresso al lago di Como".

Ha un impatto anche il gran numero di invasi per la produzione di energia idroelettrica che consentono, in momenti di forti precipitazioni, di esercitare un’azione di mitigazione delle portate di picco. Così, se prima della costruzione di questi invasi le portate in ingresso al lago di Como sono arrivate anche a superare i 2500 m3/s, negli ultimi quarant’anni esse non hanno più superato i 2000 m3/s, valore che non è stato raggiunto neppure nell’evento del luglio 1987, l’alluvione della Valtellina. Gli stessi invasi hanno anche modificato in modo significativo la stagionalità delle portate, riducendo gli afflussi estivi ed aumentando quelli invernali.