Restaurata la Villa Monastero di Varenna: dagli ulivi centenari alla dimora, è “una perla che si rinnova”

L’anno scorso è stata visitata da quasi 260mila persone da tutto il mondo. Il lavoro per migliorare il giardino botanico fronte lago è stato monumentale

Tre ulivi vecchi di almeno 300 anni. I grandi tronchi bitorzoluti originari erano sommersi sotto tre secoli di terreno e anche di incuria, mentre in superficie spuntava solo arbusti molto più recenti. A riscoprire probabilmente gli ultimi superstiti dei molti ulivi che dal 1700 crescevano sulle sponde del lago di Como, sono stati Valerio Cozzi e i suoi collaboratori, che si sono occupati della riqualificazione del giardino botanico di Villa Monastero a Varenna, l’ex monastero medievale, diventato poi eclettica dimora di facoltosi imprenditori, tra cui i parenti di Alessandro Manzoni e Massimo D’Azeglio, casa di assistenza per combattenti reduci della Grande guerra, centro convegni e scuola di Premi Nobel e infine museo provinciale.

Oltre al giardino, sotto la supervisione di Marco Cristiano Valsecchi, è stata riqualificata pure parte della villa, chiusa completamente ai visitatori dal 6 novembre scorso, ma che da domani, sabato, riaprirà finalmente i battenti ancora più bella. "Una perla che si rinnova", sono le parole della presidente della Provincia Alessandra Hofmann, particolarmente legata al luogo: "Non è patrimonio solo della Provincia di Lecco, ma di tutti i cittadini". Il lavoro per migliorare il giardino botanico è stato monumentale, come alcuni alberi che lì crescono. Sono state rimosse piante infestanti, sono stati realizzati nuovi impianti di illuminazione, sono stati sistemati alcuni elementi architettonici decorativi, come fontane e statue e sono state messe a dimora nuove essenze, scelte accuratamente una per una.

"Arrivano da ogni parte del mondo, così ogni visitatore può sentirsi come a casa e dimenticare il posto geografico dove ci troviamo, perché chiunque arrivi qui deve scordare tutto il resto e godersi solo la bellezza e la serenità", spiega Valerio Cozzi. È stato ricreato pure il giardino delle monache, in memoria delle religiose che in un tempo passato vivevano lì e coltivavano aloe rinomata in tutto il bacino del lago di Como. E proprio sulle foglie di piante di aloe e di agave i turisti, specialmente stranieri, hanno il brutto vizio di incidere i loro nomi o messaggi, un’abitudine per contrastare la quale si sta ipotizzando una campagna di comunicazione e sensibilizzazione.

“Siamo in tervenuti sul tetto, che è una sorta di cappello della villa – aggiunge per quanto di sua competenza Marco Cristiano Valsecchi -, sugli intonaci, sulle cornici e sulle modanature. Abbiamo restaurato gli elementi lapidei e in ferro e riaperto la Glorietta. La Glorietta è un passaggio sospeso e un terrazzo sopra il giardino che si affaccia direttamente sul lago". Un’anteprima della rinnovata bellezza è stata offerta ieri in occasione di un tour guidato, a cui ha partecipato pure la curatrice della casa museo Anna Ranzi. Ma non è ancora finita: i lavori proseguono, per rendere la villa ancora più bella e accogliente, con una caffetterie, stanze per ospiti rinnovate, una biglietteria più adeguata e guide smart, affinché continui ad essere il luogo da favola che solo nel 2023 è stato visitato da quasi 260mila persone.