Non dimenticheremo presto le scene dei milanesi che fuggono di corsa dai parchi della città a causa della tempesta improvvisa che ieri pomeriggio ha provocato danni e feriti. Quei parchi avevano aperto proprio ieri per la prima volta dal devastante nubifragio di fine luglio. E la domanda è proprio questa: perché i parchi erano aperti? La cronologia è curiosa. Le aree verdi, inizialmente, dovevano riaprire dopo il 31 agosto. Ma il 25 agosto il Comune di Milano aveva annunciato con orgoglio la riapertura in anticipo dei parchi per il 26 agosto (giorno della tempesta). Eppure il Comune già sapeva che per il 27 agosto – ovvero oggi – era prevista un’allerta meteo arancione che prevedeva il divieto ad accedere ai suddetti parchi (allerta che peraltro prosegue fino a lunedì). Insomma, era proprio necessario riaprire in anticipo i parchi – chiusi proprio a causa di un nubifragio – a fronte dell’allerta meteo annunciata? Si direbbe proprio di no. Ma del senno di poi, si sa, son piene le fosse. Così come si sa che a fare il passo più lungo della gamba c’è il rischio di inciampare. E quelle scene dei milanesi in fuga dai parchi violentati dalle piogge e dalle raffiche di vento sono proprio questo: l’inciampo di un Comune. E meno male che nessuno si è preso un ramo in testa.
Editoriale e CommentoLa grande fuga del buon senso comunale