Arnaldo Liguori
Arnaldo Liguori
Editoriale e Commento

Milano in ostaggio

Le aggressioni subite da due ragazze minorenni e la violenza scatenata da una ronda privata sono due sintomi dello stesso problema: l’insicurezza vissuta in città

In base a un recente sondaggio, oltre metà delle milanesi ha paura di uscire la sera

In base a un recente sondaggio, oltre metà delle milanesi ha paura di uscire la sera

Nell’arco di poche ore, due ragazzine minorenni sono state aggredite nella metropolitana di Milano. La prima è stata sfregiata al volto da un branco di giovanissimi, l’altra è stata abusata sessualmente da un quarantenne. Questi non sono casi isolati: dal 2018 il capoluogo lombardo è la città con più reati d’Italia e negli ultimi anni ha registrato un’impennata di rapine, furti e aggressioni (a dirlo sono i numeri del ministero dell’Interno).

La percezione di insicurezza dei milanesi, alimentata dai quotidiani casi di cronaca e confermata dai dati, è quindi ben fondata. Oltre metà delle donne che vivono in città ha paura di uscire la sera, una su cinque evita già di farlo. In alcuni quartieri si pagano vigilantes per tutelare i residenti e il Politecnico ha persino istituito un servizio di “scorta” per proteggere gli studenti che tornano a casa di notte. 

Alla fine, questa situazione ha finito per generare mostri. In zona Darsena, un gruppo di giovani che organizza ronde illegali si è reso responsabile di un brutale pestaggio contro un presunto scippatore, giustificando l’azione con le parole: “Siamo stanchi di soprusi e di bande armate che impunite regnano nel caos. La violenza si combatte con la violenza”.

Beninteso, la giustizia privata va condannata e punita senza esitazione, poiché rappresenta il preludio alla barbarie. È un crimine e basta. Tuttavia, il suo emergere all’interno di una società civile non può che rivelare un diffuso bisogno di protezione. In ogni epoca – ricordiamolo – la sicurezza è sempre stata il presupposto della libertà e del pieno godimento dei diritti. Oggi, a Milano, l’impressione è quella di un potere pubblico inefficace di fronte a una microcriminalità che, giorno dopo giorno, sembra voler imporre ai milanesi quando uscire, come spostarsi, come vestirsi. Libertà, dicevamo.