Quando Milano ti regala l'immortalità. Ci sono personaggi nati all'estero che qui hanno trovato, o accresciuto, fama e gloria. Come il patrono, Sant'Ambrogio, nato a Treviri in Germania, o l'astronomo e matematico croato Ruggero Boscovich. E come non ricordare Stendhal, così follemente innamorato di Milano al punto di volere il proprio epitaffio scritto in italiano in cui comparisse la definizione di "milanese", in bella evidenza sulla lapide nel cimitero parigino di Montmartre. E poi c'è lui, l'inglese di Nottingham, Herbert Kilpin. Il fondatore del Milan. Il destino l'ha portato dalla città delle Midlands alla capitale lombarda. Il suo "Milan Football & Cricket Club", nato quasi per un azzardo da chi il calcio l'aveva visto nascere nel Paese d'origine, è una delle tante storie di successo nate a Milano. In 125 anni di gol, vittorie e sconfitte il club ha scritto nel suo palmarès 19 scudetti, 12 trofei nazionali, 7 Champions, tre coppe intercontinentali (e ci fermiamo qui...). Scusate se è poco. Così grazie al Milan, grazie a Kilpin, certo anche grazie ai cugini nerazzurri, Milano è una delle capitali mondiali del calcio.
La squadra rossonera non sta certo vivendo un periodo felice, ma ha comunque in giro per il mondo 500 milioni di tifosi come ha ricordato il suo presidente Scaroni. In inglese, spagnolo e francese Milano si dice Milan. Il team dei casciavit - e anche Kilpin, figlio di un macellaio, era un esponente della classe operaia - è un ambasciatore della nostra città. I turisti vengono a fotografare San Siro come a Madrid un selfie davanti al Bernabéu è d'obbligo. Ieri le sue spoglie sono state portate nella cripta del Famedio del Monumentale. Kilpin accanto ai grandi di Milano, come Manzoni, Verdi e tanti altri... Un omaggio commosso a cui ha presenziato anche il sindaco interista Sala assieme alla bisnipote Helen. Perché Kilpin è un patrimonio di tutti, e allora un big thank you alla cara, vecchia Inghilterra per avercelo regalato.