Se dovessimo immaginare di dare forma e contesto alla parola “tradimento”, nel senso più morale del termine, sarebbe facile fare appiglio a due fatti di cronaca di queste ore. Uno, l’ennesimo prete accusato di abusi sessuali sui ragazzini che gli venivano affidati dalle famiglie della parrocchia. Due, l’indagine sulle violenze e gli insulti a cui erano sottoposti da educatori e operatori sanitari i disabili di un centro diurno milanese. L’arcivescovo Mario Delpini, nella sua omelia della Santa Messa crismale di ieri mattina, ha parlato di “ferita inguaribile in chi ne è vittima, perché è la smentita e la frantumazione di una fiducia che è diventata confidenza, condivisione, apertura all’intimità più profonda”. E questo vale in entrambi i casi. Adolescenti e persone disabili hanno tutto il diritto di affidarsi con fiducia ha chi ha assunto il ruolo di guida o aiuto, che sia spirituale come il sacerdote, o più materiale, come un educatore. Rotto questo patto di fiducia, la vittima è segnata nel suo intimo per sempre, anche nel suo rapporto con gli altri. Un danno per tutti, anche per la comunità.
Editoriale e CommentoIl diritto alla fiducia