Editoriale

Chiara Ferragni, i social e la beneficenza: quando vogliamo mostrarci migliori

Si dice da sempre che a “Natale” siamo tutti più buoni, anche prima che ci fossero piattaforme dove mostrare quanto effettivamente si faccia per il prossimo. Oggi, lo scandalo Ferragni ha scoperchiato il vaso di pandora dando vita a una serie di riflessioni sulla figura degli influencer e sulla funzione che stanno assumendo i social. "L'errore di comunicazione" dell'imprenditrice digitale si erge a simbolo della mentalità che ormai governa storie e post su Instagram e TikTok: l'apparire. Ma il semplice mostrarsi (rigorosamente felici e festanti) non basta più, oggi il "filtro" non fotografico più in trend è quello che ci fa sembrare persone migliori.

Una tendenza che lo street artist TVBOY ha rappresentato al meglio nel suo murale polemico proprio ai danni di Ferragni: l'influencer è ritratta mentre dona soldi a un senza tetto. Con una mano Chiara porge la banconota al clochard, mentre con l'altra riprende la scena in modo da poterla poi condividere con i suoi follower. L'attacco a Ferragni si potrebbe leggere come una critica più ampia a una mentalità sempre più social-oriented: beneficenza e atti di gentilezza non son più guidati dalla semplice idea di fare del bene, quanto più dal mostrarsi come persone migliori. Mai come oggi un plauso va a chi la beneficenza la fa in silenzio e in maniera anonima, perché, purtroppo, l’anonimato è ormai l’unico certificato di un atto senza secondi fini.