Enrico Fovanna
Editoriale e Commento

“Non si affitta ai gay”. Milano, 2023

Una coppia tranquilla concorda l’ok con l’agenzia. Poi li richiamano: “Cercano gente con un profilo normale”

“Io non sono razzista, ma... Io non sono omofobo, però... Ho anche amici omosessuali, oltre alle persone normali...“. Se ne sentono di tutti i colori, tranne quelli dell’arcobaleno, in materia di discriminazione. Ma quel che è accaduto a Milano evoca antichi e lugubri ricordi. Credevamo, insomma, che la città in cui comparivano i cartelli “non si affitta ai meridionali“, fosse un antico ricordo. Invece quel che è accaduto in via Washington a Michael Ceglia e William Picciau, coppia nella vita e nel lavoro, fa pensare. I due sono uniti dal 2017 con la benedizione delle famiglie e gestiscono un menage familiare del tutto tranquillo. A letto presto dopo 12 ore di lavoro e nessun caos in casa. Lo scorso dicembre hanno avviato assieme il salone di bellezza “Shibui Milano”, mollando le rispettive carriere: Ceglia, un passato come direttore marketing nella moda e tuttora consulente cinematografico, è amministratore delegato dell’azienda, mentre William, stilista parrucchiere, è direttore tecnico. L’attività va a gonfie vele. Al punto che il monolocale da 45 metri era diventato un po’ stretto. Così, spulciando negli annunci, trovano un bilocale da 75 metri in affitto in uno stabile signorile dietro piazza Po. Lo visionano e accettano con entusiasmo. Canone? 1.500 euro incluse le spese condominiali, perfetto. Una settimana dopo, ecco la doccia fredda. L’agente, dispiaciuto, riferisce che l’orientamento sessuale è un vincolo: il proprietario cerca un profilo più “normale”. Grande imbarazzo in agenzia, ma il proprietario è irremovibile. Milano, 2023, non è un film.