Vinitaly, la Lombardia fa squadra: numeri e tecnologia per una svolta

Export da record e vendemmia positiva: la regione punta a un ruolo di primo piano al Salone di Verona dal 14 al 17 aprile

Brindisi a Palazzo Lombardia con (a destra) il governatore Attilio Fontana

Brindisi a Palazzo Lombardia con (a destra) il governatore Attilio Fontana

Superbia? Non propriamente. Semmai consapevolezza, questo sì. Perché se la vanità è pur sempre un vizio capitale, la timidezza non si addice a chi punta a prendersi un po’ della vetrina di Vinitaly, grande oracolo dell’enologia italiana che incontra il mondo e stabilisce valori, gerarchie, novità. E tantomeno si addice alla Lombardia che al Salone Internazionale di Verona (14-17 aprile) ci andrà sfoggiando una presenza muscolare e valoriale, ancorché notoriamente considerata meno di altre regioni in termini di produzione quantitativa.

Molti i jolly. Il nuovo record storico dell’export arrivato nel 2023 a quota 327 milioni di euro (con punte tra i +6 e i + 14 punti percentuali tra Germania, Francia e Spagna). La crescita sui mercati esteri del 3,1% (sul 2022) in controtendenza rispetto al calo dello 0,8% su scala nazionale; l’incidenza quadruplicata del biologico sulla superficie a vite da vino (941 ettari nel 2012 e 4231 nel 2022); e la qualità dei vini prodotti tra Garda e Ticino come rivela l’89% riconducibile alle 5 Docg, alle 21 Doc e alle 15 Igt rintracciabili tra Oltrepò e Valtellina, tra Franciacorta, Lugana e altri territori minori ma dalla forte tradizione come San Colombano, Valcalepio e Valtènesi. Peraltro , sempre a proposito di "quantità", la Lombardia sembra recuperare terreno, se è vero che la vendemmia 2023 si è chiusa con una produzione pari a 154 milioni di bottiglie potenziali con un ragguardevole balzo del +9,2% rispetto all’anno precedente.

Comprensibile che ieri mattina, a Palazzo Lombardia, si sia dato appuntamento il gotha della politica e della viticoltura locale, dal governatore Attilio Fontana all’assessore all’agricoltura Alessandro Beduschi, dal presidente di Unioncamere Lombardia Gian Domenico Auricchio a Giovanna Prandini, presidente di Ascovilo che associa 13 Consorzi di Tutela. Senza dimenticare l’intervento di Arturo Ziliani, vicepresidente del Consorzio Franciacorta e ad di un’azienda leader come Berlucchi. Ancora più comprensibile che, nella città scaligera, il profilo della Lombardia si traduca in un padiglione capace di abbattere campanili e parrocchie che hanno sempre frenato il gioco di squadra e, insieme, di intercettare l’interesse dei buyer e degli operatori internazionali. Numeri che pesano: 3.300 metri quadrati di spazi espositivi occupati da oltre 150 aziende; una quindicina di Consorzi più o meno blasonati; e non meno di un migliaio di etichette in degustazione.

Ma anche tanto altro. Come l’accresciuto livello occupazionale del settore (6381 addetti nel 2023, con un +1,7% rispetto al 2022); la crescente presenza di cantine a guida femminile (un quarto delle tremila aziende del comparto vitivinicolo lombardo). E l’esponenziale transizione tecnologica ma anche culturale di un mondo lombardo che si sta segnalando per il suo ruolo di laboratorio nazionale e internazionale nella cosiddetta "agricoltura 4.0" grazie al collaudato rapporto tra imprese, istituzioni, università ed enti di ricerca.

A dominare, ovviamente, è l’utilizzo sempre più diffuso dell’intelligenza artificiale. Ad esempio, per monitorare l’andamento della maturazione delle uve in vigna tramite sensori che rilevano grado zuccherino e acidità; per valutare la situazione delle singole parcelle tramite l’impiego di droni; per giudicare la qualità delle uve prima della vendemmia. Come dire: il futuro è solo una declinazione del presente.