Banche in difficoltà: meno prestiti. In Lombardia resiste il rischio usura

Nell’ultimo anno 53 denunce, ma il “sommerso” è inquantificabile

Renato Mason, segretario della Cgia di Mestre

Renato Mason, segretario della Cgia di Mestre

Milano, 23 agosto 2016 - Il rischio viene identificato con un giudizio di sintesi “basso”, ma il problema dell’usura esiste anche in Lombardia. La Cgia di Mestre, in un recente studio, ha puntato il dito sul perdurare di una situazione di “credit crunch” Ovvero le banche, anche per far fronte alle situazioni di crisi che interessano alcuni istituti di credito, hanno deciso di ridurre i prestiti concessi alla clientela. Quindi coloro che hanno la necessità di avere un finanziamento per far fronte ai propri debiti, dopo aver ricevuto un rifiuto da parte delle banche decidono, loro malgrado, di rivolgersi agli strozzini iniziando così un calvario che a volte ha un esito devastante per le famiglie che finiscono sul lastrico. «A seguito delle difficoltà in cui versano molte banche italiane – si legge nel rapporto della Confartigianato di Mestre - nell’ultimo anno, in Italia, nel periodo tra maggio 2016 sullo stesso mese del 2015, gli impieghi bancari alle imprese sono diminuiti di 13,8 miliardi di euro. Quasi 117 miliardi di euro se, invece, analizziamo il periodo che va da maggio 2011, picco massimo di erogazione, allo stesso mese di quest’anno».

Una situazione che secondo la Cgia, «rischia di alimentare l’usura: uno dei fenomeni più destabilizzanti del nostro tessuto produttivo dal punto di vista economico e sociale». «Oltre agli effetti della crisi economica e al calo della domanda di credito – segnala il segretario della Cgia, Renato Mason – questa forte riduzione degli impieghi è stata dovuta anche al deciso aumento delle sofferenze bancarie, che a giugno di quest’anno hanno sfiorato i 198 miliardi di euro lordi».

In Lombardia il rischio usura è definito dagli stessi ricercatori della Cgia “basso” ed è pari a 84,7, inferiore alla media nazionale. La Lombardia occupa il sesto posto tra le regioni più virtuose, preceduta da Piemonte, Veneto, Friuli, Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige dove il rischio è definito “molto basso”. È interessante comunque analizzare la situazione registrata in Lombardia attraverso i diversi indicatori utilizzati. Questo indice è stato calcolato grazie alla combinazione statistica di tutte le situazioni potenzialmente favorevoli alla diffusione dello “strozzinaggio”: nelle aree dove c’è più disoccupazione, alti tassi di interesse, maggiori sofferenze bancarie, pochi sportelli bancari e tanti protesti, la situazione è decisamente a rischio.

In Lombardia il tasso di disoccupazione è del 7,9% contro l’11,9% della media nazionale. Il rapporto tra impieghi e sofferenze è pari al 9,39% considerando l’ammontare degli impieghi pari a 440.033 milioni e le sofferenze che sono pari a 41.306 milioni. Buono anche il rapporto tra popolazione con età superiore ai 15 anni e gli sportelli bancari attivi sul territorio lombardo. Per quanto riguarda i tassi medi praticati nei finanziamenti bancari la situazione appare addirittura la migliore in Italia, considerando il l’1,90% contro la media nazionale del 2,34%. L’incidenza dei protesti ogni cento abitanti di età superiore ai 15 anni, ovvero i debiti non onorati alla loro scadenza, è pari a 1,69 considerando i protesti pari a 144.686. Sono 2,69 le imprese soggette a procedure concorsuali ogni cento aziende lombarde.

Infine, sono state 53 le denunce per usura in Lombardia, ma per questo indicatore i curatori della ricerca sottolineano: «Con le sole denunce all’Autorità giudiziaria non è possibile dimensionare il fenomeno dell’usura: le segnalazioni, purtroppo, sono molto esigue. Ciò che pochi sanno sono le motivazioni per le quali molte aziende cadono tra le braccia degli strozzini: oltre al perdurare della crisi, sono soprattutto le scadenze fiscali, o la necessità di fronteggiare piccoli imprevisti di spesa a spingere molti piccoli imprenditori nella morsa degli usurai, spesso per importi contenuti che non superano qualche migliaio di euro».