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Aumentano le pensioni al minimo con l'integrazione: a chi spetta e come si calcola

Il meccanismo è stato introdotto nel 1983 per alleviare le difficoltà degli anziani con i redditi più bassi

Aumentano le pensioni al minimo con l'integrazione: a chi spetta e come si calcola

Pensioni: quest'anno il trattamento minimo, considerato valido per maturare l'integrazione, meccanismo introdotto nel 1983, è di 524,35 euro mensili. I metodi per calcolare l'importo di questo "contributo" aggiuntivo garantito dallo Stato possono variare a seconda della situazione familiare del pensionato.

Pensionato non sposato

Se il pensionato non è sposato, oppure è separato o divorziato, il limite di reddito per ottenere l'intera integrazione è di 6.816,55 euro all'anno. Chi invece percepisce un reddito superiore alla quota indicata come minima, ma inferiore ai 13.633,10 euro all'anno, potrà ottenere l'integrazione parziale. Nessuna integrazione, invece, oltre questa soglia. 

A quanto ammonta l'integrazione parziale? Viene calcolata sottraendo il reddito complessivo annuo al massimale, dividendo poi per 13 mensilità. Al risultato ottenuto va poi sottratto il valore dell'assegno pensionistico mensile. Per esempio un pensionato che avesse un reddito annuo di 9.000 euro e una pensione di 200 euro al mese, si effettua la sottrazione 13.633-9.000, che dà come risultato 4.633. Questo valore va diviso per 13, ottenendo 356 euro mensili. A questa quota, infine, si sottraggono i 200 euro di pensione mensile. L'integrazione al minimo è, in questo caso, di 156 euro al mese. 

Pensionato sposato

Se il pensionato è coniugato, l'integrazione al minimo va calcolata tenendo conto del reddito della coppia. Questo, però, solo se la pensione abbia decorrenza successiva al 1994. Se, invece, il pensionato si è ritirato dal lavoro da prima del 1994, ci si baserà sui suoi redditi individuali. 

Qualora il soggetto coniugato riceva la pensione da dopo il 1994, potrà ricevere l'integrazione a patto che ricorrano due condizioni:

  • Non deve superare i 13.633,10 euro di reddito annuo individuale
  • I redditi della coppia non devono superare 4 volte il trattamento minimo dell'anno di riferimento. Per il 2022 questa soglia è fissata a 27.266,20 euro. 

Ultima eccezione è quella che i riguarda i soggetti in pensione dall'anno 1994: in questo caso il limite di reddito coniugale è pari a 5 volte il trattamento minimo (34.082,75 euro per quest'anno). 

Il calcolo è simile a quello per i pensionati "single". Facciamo l'esempio di un pensionato post 1994 con un assegno mensile da 200 euro il cui reddito individuale sia inferiore ai 13.633,10 euro e quello coniugale sia pari a 24.000 mila euro (quindi inferiore al valore soglia di 27.266,20 euro). L'operazione da fare è 27.266-24.000 / 13. Il valore che si ottiene è 251 euro, a cui vanno sottratti i 200 euro dell'assegno mensile. L'importo dell'integrazione è 51 euro.

I redditi esclusi dal calcolo

Ai fini del calcolo deii redditi individuali o coniugali non vanno considerati:

  • i redditi esenti da Irpef (pensioni di guerra, rendite Inail, pensioni degli invalidi civili, trattamenti di famiglia…);
  • la pensione da integrare al minimo;
  • il reddito della casa di abitazione;
  • gli arretrati soggetti a tassazione separata come il Tfr.

Quali pensioni ricevono l'integrazione

Sono soggette a integrazione tutte le prestazioni previdenziali, comprese le indirette come le reversibilità erogate dall’Inps, dai fondi speciali per i lavoratori autonomi, dai fondi esclusivi e sostitutivi dell'assicurazione generale obbligatoria a eccezione della pensione supplementare. L’integrazione al minimo non si applica alle pensioni liquidate esclusivamente con le regole del sistema contributivo cioè per chi ha iniziato a lavorare dal 1° gennaio 1996 o ha esercitato l'opzione al sistema contributivo. Chi ha aderito a opzione donna, invece, può richiedere l’integrazione.