ANDREA GIANNI
Economia

Chiude il colosso dei videogiochi, Ubisoft lascia Milano e licenzia i dipendenti

Si apre un nuovo fronte su Accenture: scure su 19mila. Dall’affaire Credit Suisse alle fusioni, banche sotto la lente. In vent’anni già persi 50mila posti di lavoro

Tomb Raider, uno dei videogame prodotto dal colosso Ubisoft

Tomb Raider, uno dei videogame prodotto dal colosso Ubisoft

L’ultimo colosso tecnologico a dire addio a Milano è Ubisoft, con una procedura di licenziamento collettivo che coinvolge tutti i 14 dipendenti nella sede nel centro direzionale di Assago che verrà chiusa. Personale che si occupa dei rapporti commerciali in Italia per conto della multinazionale francese dei videogiochi che, dal 1998, ha prodotto titoli come Tomb Rider: The Prophecy, Assassin’s Creed e Prince of Persia.

Tagli che coinvolgono anche altri filiali europee, mentre si accumulano sul tavolo dei sindacati le procedure aperte sul settore. Sono ancora in corso le trattative con Yahoo, che ha aperto una procedura di licenziamento collettivo in Italia per 19 dipendenti su 21, e con Salesforce. Il colosso statunitense dei servizi e-commerce, che fra Milano e Roma conta circa 580 dipendenti, taglia 35 posti di lavoro fra il capoluogo lombardo e la capitale. Altri big del settore al centro di piani di tagli globali, che non hanno ancora aperto formalmente procedure in Italia, secondo fonti sindacali starebbero iniziando a tastare il terreno attraverso email inviate ai dipendenti per preparare la strada agli esuberi. Potrebbero aprirsi nuovi fronti legati a Google, Spotify, Zoom e Amazon mentre Meta-Fecebook (che a Milano ha già tagliato personale raggiungendo un accordo con i sindacati che ha dimezzato gli esuberi iniziali) ha fatto partire un secondo round di licenziamenti nel mondo. Tagli decisi dall’altra parte del globo che hanno un impatto sull’occupazione a Milano, in un mondo che negli ultimi anni ha attirato cervelli e nuove leve. Ma il tech non è l’unico settore a far suonare un campanello d’allarme nella capitale italiana della finanza.

Accenture ha annunciato il taglio di 19.000 dipendenti nel mondo, circa il 2,5% della sua forza lavoro totale, nel corso dei prossimi 18 mesi. I tagli di Accenture sono gli ultimi in ordine temporale nel settore della consulenza. Anche McKinsey e Kpmg hanno infatti ridotto la propria forza lavoro. Accenture impiega in Italia (tra i paesi a guidare la crescita in Europa, dove i ricavi sono saliti del 6% a 5,3 miliardi) circa 20mila persone, la maggior parte nel quartier generale milanese e gli altri sparsi fra Roma, Torino e Napoli. Ed è osservato speciale anche il settore del credito, per le possibili ripercussioni sotto la Madonnina dell’affaire Credit Suisse (a Milano la banca elvetica conta circa 400 dipendenti, mentre altrettanti lavorano per Ubs) e per altri fronti di crisi che potrebbero aprirsi.

"Monitoriamo attentamente la situazione ma in questo momento non ci sono scenari simili a quelli delle crisi del 2007-2008 o del 2012 – spiega Gabriele Poeta Paccati, segretario generale della Fisac-Cgil di Milano – il sistema europeo e italiano è solido, e relativamente al riparo da scossoni che possono arrivare a livello globale. Per metterci al riparo sarebbe necessario realizzare, finalmente, l’unione bancaria europea". Il settore del credito viene da decenni di tagli e riduzioni del personale dovuti ad accorpamenti, chiusure di sportelli e digitalizzazione (in vent’anni si sono persi circa 50mila posti di lavoro in Italia) quasi tutti gestiti con accordi sindacali. "L’intelligenza artificiale sta avendo un grosso impatto nel nostro mondo e lo avrà ancora di più nei prossimi anni – spiega Lucia Peveri, segretaria generale della Uilca Lombardia –. Siamo in una fase di transizione che va monitorata attentamente, con bolle che esplodono come quella delle criptovalute. Il settore più esposto, dove noi non abbiamo accesso, è quello del fintech".