Blocco dei licenziamenti, verso una proroga solo in alcuni settori. Quali e fino a quando

Il primo luglio le aziende potranno tornare a licenziare. Il sindacato insiste per allungare i tempi. Il Governo sta pensando di farlo per i comparti più in difficoltà

Un’operaia del settore metalmeccanico al lavoro: nonostante la pandemia prevale la fiducia

Un’operaia del settore metalmeccanico al lavoro: nonostante la pandemia prevale la fiducia

Il primo luglio terminerà il blocco dei licenziamenti. Il provvedimento era stato voluto dal Governo Conte in occasione del primo lockdown, allo scoppio della pandemia nell'inverno del 2020, e poi prorogato anche dal Governo Draghi per evitare che migliaia di lavoratori perdessero il posto con il blocco delle attività produttive. Ma ora con il calo dei contagi e con una campagna vaccinale che viaggia spedita, lo stop al blocco dei licenziamenti si avvicina e, in ogni modo, non sarà prorogabile in eterno.

Unico Paese al mondo

L'Italia è stato l'unico Paese al mondo ad adottare una politica di difesa dell'occupazione così forte. Un provvedimento difeso dai sindacati ma anche contestato (soprattutto per la durata) da alcune associazioni come Confindustria, ma anche da chi lo ritiene un provvedimento che, ingessando l'economia reale, potrebbe alla fine portare più danni che benefici.

Le ipotesi in campo

Ieri comunque Governo e parti sociali hanno lavorato per trovare una mediazione. Sul blocco dei  licenziamenti «ieri ne ho parlato con Draghi. La mediazione da lui proposta mette d'accordo le esigenze dei lavoratori e delle imprese». Lo ha detto Matteo Salvini parlando di federazione del centrodestra a Porta a Porta, su Rai Uno. «I settori che corrono di più da fine giugno devono tornare liberi di agire sul mercato - ha spiegato - i settori più delicati, come turismo e commercio, avranno tempo sino a fine ottobre per trovare un bilanciamento».

Il pressing dei sindacati

Il pressing dei sindacati per prorogare oltre il 30 giugno il blocco dei licenziamenti potrebbe trovare spazio ma con tutta la cautela del caso. Tanto più che sia il governo che l'Ufficio parlamentare di bilancio escludono valanghe di senza lavoro dal primo luglio. Ieri è infatti arrivata la rassicurazione del ministro dell'Economia Daniele Franco in merito, mentre oggi l'Upb ha segnalato che "i recenti andamenti di produzione, fatturato e ordinativi lasciano in ogni caso presumere che questi datori di lavoro non dovrebbero avere né necessità né convenienza a grosse espulsioni di forze di lavoro".

"Si stima che i lavoratori che potrebbero perdere il loro impiego siano nell'ordine di 70.000 (nei mesi scorsi arrivati a ipotizzarne oltre 400 mila) concentrati quasi esclusivamente nell'Industria". Ad ogni modo per migliorare il percorso verso lo sblocco dei  licenziamenti l'orientamento nella maggioranza è di prevedere eventualmente delle proroghe settoriali del blocco dei licenziamenti per i settori più colpiti dalla crisi come il tessile e la moda.

I settori "salvaguardati"

Moda, tessile, turismo e commercio potrebbero essere fra i settori nei quali il blocco dei licenziamenti sarà prorogato fino a ottobre, mentre ciò non avverrà per l'industria e le costruzioni. Il Governo conta infatti di valutare quali siano i settori che, nonostante la pandemia hanno retto meglio (alcuni hanno anche migliorato le loro performence) alla pandemia e che, in particolare, stanno ripartendo nelle ultime settimane nelle quale le restrizioni sono state progressivamente ridotte in conseguenza al miglioramento dei dati sui contagi e al decollo della campagna vaccinale.

Gli incontri

La Cgil rende noto che il segretario generale Maurizio Landini si è recato nel pomeriggio a Palazzo Chigi "su invito del presidente del consiglio, Mario Draghi".  In un comunicato la confederazione sindacale riferisce che "il premier, con un gesto di alta sensibilità istituzionale, ha voluto incontrare il leader della Cgil per esprimere a tutta l'organizzazione il proprio cordoglio per la morte di Guglielmo Epifani".  L'incontro "è stata anche l'occasione per uno scambio di idee sulla situazione generale del Paese e dell'Europa", informa il comunicato.

La riforma degli ammortizzatori sociali

A quanto si apprende sarebbe stato toccato anche il tema del blocco dei licenziamenti. Cgil, Cisl e Uil chiedono la riapertura del confronto al fine di prorogare il blocco fino al 31 ottobre per realizzare, nel frattempo, la riforma degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive del lavoro.

Confindustria e 5 Stelle

Questa mattina, con l'incontro con i rappresentanti di Confindustria, si e' chiusa la due giorni di colloqui fra il Movimento 5 Stelle e le parti sociali sul Dl sostegni bis. Ieri una delegazione di parlamentari ha avuto un confronto con Cgil, Cisl e Uil e la Confapi. Lo riferiscono in una nota i deputati Niccolò Invidia (capogruppo in commissione Lavoro), Teresa Manzo (capogruppo in commissione Bilancio), Giuseppe Buompane (deputato della commissione Bilancio e relatore al provvedimento) e la senatrice Nunzia Catalfo, ex ministro del Lavoro.  'Incontri molto proficui e costruttivi - commentano - che intendiamo prevedere anche per i prossimi provvedimenti in discussione in Parlamento, a iniziare dal Dl semplificazioni'. 

Durante le videoconferenze con Confapi e Confindustria, continua il comunicato, i rappresentanti del Movimento hanno ribadito la necessita' di una breve proroga del blocco dei licenziamenti e si sono confrontati con le due associazioni datoriali sul bisogno di aiutare le imprese a fare ricerca e innovazione nonche' migliorare e potenziare una serie di strumenti, come il contratto d'espansione e il Fondo nuove competenze, per accompagnare le transizioni occupazionali. 'Quello della formazione e della riqualificazione e' un tema centrale per il mercato del lavoro post-Covid, tanto per i lavoratori quanto per le aziende. Per questo - annuncianto - presenteremo emendamenti al Dl sostegni bis'. Viene infine auspicata "un'accelerazione da parte del Governo sulla riforma degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive".

Imu e sfratti

Ma non solo la questione blocco dei licenziamenti è sul tavolo del Governo. C'è anche la partita legata alle modifiche al Decreto sostegni Bis e in partitolare la questione dell'Imu e degli sfratti. Confedilzilia punta il dito contro il fatto che tra 10 giorni dovrà essere pagata la prima rata dell'Imu e in assenza di un intervento da governo o Parlamento l'imposta sarà dovuta persino dai proprietari che non possono sfrattare gli inquilini morosi, in forza delle norme dei decreti anti-Covid. "Auspichiamo che questa nuova ordinanza, che rimette alla Corte costituzionale anche la proroga del blocco degli sfratti da ultimo varata in sede di conversione in legge del decreto Sostegni, spinga il Governo ad almeno correggere la nuova sospensione prevista fino al 30 settembre e fino al 31 dicembre", afferma in una nota è il presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa. 

I tempi

Il termine per la presentazione delle proposte di modifica in commissione a Montecitorio è fissato al 10 giugno alle 16, martedì 15 sono attese le dichiarazioni di inammissibilità. Le votazioni partirebbero il 21 giugno con l'obiettivo del via libera dell'Aula i primi di luglio. Anche questa volta, come per il Sostegni Uno, tutte le modifiche si concentrano in un'unica Camera quindi dopo il passaggio lampo al Senato il decreto sarà legge.

L'economia migliora

Maggio si è confermato per l'Italia il mese dei graduali allentamenti delle restrizioni anti-Covid, grazie anche al ritmo significativo delle vaccinazioni. Ciò rende possibile nel secondo trimestre un primo, piccolo, aumento del Pil, cui seguirà un forte rimbalzo nel terzo e quarto pari a oltre il +4%, che si consoliderà grazie all'impatto che verrà dagli investimenti finanziati dal piano europeo Next Generation Eu. E' quanto scrive il Centro Studi Confindustria nella sua Congiuntura Flash di maggio. I dati sulle comunicazioni obbligatorie mostrano una lenta ripresa del mercato del lavoro in Italia. Tra gennaio e aprile sono state create circa 130mila posizioni di lavoro, al netto delle cessazioni, contro un dato molto negativo (-230mila) negli stessi mesi del 2020 (+260mila nel 2019).

L'accelerazione recente della campagna vaccinale e gli effetti positivi sulla curva dei contagi hanno consentito da fine aprile di allentare pian piano le restrizioni. Perciò, da maggio è attesa una graduale ripresa della spesa delle famiglie. La fine delle restrizioni, spiega il rapporto, ha rilanciato la fiducia dei consumatori, salita in maggio a 110,6, quasi sui livelli di febbraio 2020. Le riaperture delle attività nei servizi determineranno uno spostamento della spesa verso quei settori che erano stati fortemente penalizzati dalle restrizioni. Il recupero, però, potrebbe non essere rapido, né completo. Secondo una recente indagine di Banca d'Italia, circa il 60% delle famiglie dichiara difficoltà ad arrivare a fine mese (10 punti in più rispetto alla situazione pre-pandemia).  Come ricorda Csc, la dinamica dei consumi delle famiglie è stata debole fino ad aprile, a causa dell'incertezza sulla crisi sanitaria e delle misure di contenimento in atto per fermare l'epidemia di Covid. La spesa, pur avendo recuperato in parte, appare lontana dai livelli pre-crisi. L'indicatore dei consumi di Confcommercio in aprile risulta in marginale arretramento, è aumentato del 45% rispetto a un anno prima, ma segna un -23% rispetto ad aprile 2019. Le immatricolazioni di auto in aprile si sono attestate a circa 145mila, contro le 4mila di aprile 2020 quando l'Italia era in pieno lockdown, ma rispetto ad aprile 2019 i livelli sono ancora inferiori del 17%.

La stessa indagine, ricorda ancora Confindustria, mostra che circa il 40% dei nuclei familiari ha speso meno del reddito annuo nel 2020, riuscendo così ad accumulare risparmio. Però, solo un terzo di questo risparmio verrebbe consumato nel corso del 2021.  Secondo stime di Csc, l'eccesso di risparmio 'forzato', accumulato nel 2020 dalle famiglie che non hanno sofferto un crollo del reddito, ammonta a circa 26 miliardi di euro. Tale risparmio rappresenta una risorsa che potrà alimentare il rimbalzo dei consumi già da questa primavera, ma soprattutto in estate, se i contagi continueranno a ridursi. Tuttavia, gli effetti permanenti della crisi sanitaria sui comportamenti degli individui tenderanno a frenare una piena ripartenza dei consumi. Le famiglie, infatti, saranno orientate a gestire i bilanci con maggiore prudenza rispetto al passato e ciò comporterà che non tutto il risparmio accumulato verrà speso. Questo atteggiamento prudenziale è, in particolare, legato alle incertezze sulle prospettive economiche. Coerente con la debolezza della domanda, la dinamica dei prezzi al consumo in Italia resta bassa: è risalita al +1,1% annuo in aprile, da valori negativi a fine 2020. La risalita dei prezzi in Italia, spiega Csc, è stata trainata dal rialzo dei prezzi energetici (+9,8%), che però è transitorio, data la stabilizzazione del Brent ai livelli pre-crisi. La dinamica dei prezzi finali dei beni industriali, invece, resta molto moderata (+0,3% annuo). E la core inflation, compresi anche i prezzi dei servizi, è molto bassa (+0,5%). Anche se l'attesa ripartenza dei consumi e il piano Next Generation Eu creeranno più spazio per aumenti dei prezzi, siamo lontani da uno scenario inflazionistico.

La produzione industriale

La produzione industriale è rimasta stabile a marzo (-0,1%), peggio delle attese, chiudendo il primo trimestre al +0,9%. Il trascinamento statistico nel secondo trimestre è nullo e in aprile si stima una tenuta (nonostante il Pmi salito a 60,7), ma è comunque prevista una variazione positiva nel trimestre: le attese di produzione sono in deciso aumento e le scorte in rapido decumulo; ciò indica una domanda oltre le previsioni e un necessario riaccumulo di stock, che sosterrà la produzione. Quanto ai servizi, si legge nel rapporto, dopo che il Pmi era sceso a 47,3 in aprile, l'attesa ripresa della domanda dovrebbe iniziare a materializzarsi a maggio, rispostando i consumi verso i servizi, finora condizionati dalle misure anti contagio. L'aumento della domanda nei servizi, previsto accentuarsi poi nel trimestre estivo, è spiegato dalla ripresa dei viaggi e dei consumi fuori casa, oltre che dalle riaperture nei settori legati alla filiera del turismo e della cultura (musei, gallerie d'arte). Guardando ai dati dell'Eurozona, si è rafforzata la fase espansiva già in atto grazie al buon andamento dell'industria: il Pmi composito è salito a 56,9 da 53,8, confermandosi per il terzo mese in zona di crescita.

La novità è l'atteso, forte, incremento dell'indice dei servizi, salito a 55,1, dopo che in aprile era tornato appena sopra la soglia di 50. Ciò grazie al graduale allentamento in corso delle restrizioni anti-Covid nel continente. Il miglioramento dei servizi è stato trainato dalla Francia (Pmi a 56,6, da 50,4), mentre il contributo della Germania è stato più contenuto (52,8, da 50,1). 

I prestiti alle imprese frenano a marzo, ma restano in crescita (+5,7% annuo). Inoltre, le prospettive di investimento sono in netto miglioramento. Il settore del leasing nei primi 4 mesi del 2021 registra una crescita rispetto al 2020, secondo i dati Assilea. Auto e beni strumentali hanno le performance migliori, il comparto dei beni immobili ha ripreso a crescere. Buone indicazioni anche dalla risalita degli ordini interni dei produttori di beni di investimento (da -10,8 in marzo, a -0,5 a maggio), si legge ancora nel rapporto. "La dinamica quasi piatta dei prezzi finali dei beni industriali fotografa la difficile situazione delle imprese italiane. Le quali fanno molta fatica a trasferire a valle i forti rincari internazionali delle commodity che importano per produrre, e ciò proprio a causa dei consumi deboli in Italia. Questo sta determinando, nella prima metà del 2021, una brusca compressione dei margini operativi nell'industria, complicando ulteriormente una situazione già difficile in termini di cash flow delle imprese", scrive il Centro Studi Confindustria nella sua Congiuntura Flash di maggio. 

L'export italiano è ripartito in marzo (+2,6% a prezzi costanti; +1,1% nel primo trimestre), tornando sui livelli pre-crisi. A trainare la risalita sono state le vendite nei paesi Ue, mentre sono risultate più deboli quelle extra-Ue, che però sono rimbalzate in aprile (+7,3% in valore). Secondo il rapporto, sono in espansione le vendite all'estero di beni intermedi e di consumo, in risalita quelle extra-Ue di beni di investimento in aprile. In aumento i prezzi di vari input produttivi importati. Buone le prospettive, date anche le graduali riaperture in Europa e Usa, confermate dall'ulteriore miglioramento degli ordini manifatturieri esteri a maggio. Guardando al commercio mondiale, questo ha continuato a crescere (+2,2% in marzo), ampiamente sopra i livelli pre-crisi, trainato dalle importazioni della Cina e degli altri emergenti asiatici. Indicazioni molto robuste vengono dal Pmi globale ordini esteri (54,7 in aprile, massimo dal 2010).