"È il nostro concerto rock" racconta Luisa Prandina: arpista scaligera, stasera si esibirà con la Filarmonica nel “Concerto per Milano“. Sul podio il maestro Riccardo Chailly, solista il violinista Emmanuel Tjeknavorian, l’appuntamento è in piazza del Duomo alle 21.15; la serata è sostenuta da Allianz. In programma “Lollapalooza“ di John Adams; la suite de “Le boeuf sur le toit op. 58“ , di Darius Milhaud; i temi di “Schindler’s List“, “Adventures on Earth“ da E.T. e “Scherzo for Motorcycle and Orchestra“ da Indiana Jones, di John Williams; la suite e una serie di ballabili da “Il Gattopardo“, di Nino Rota per Luchino Visconti.
Maestra Prandina, vi seguiranno anche in diretta su Rai 5.
"Noi professori d’orchestra suoniamo Wagner, Verdi, Puccini ma proponiamo anche altra bellissima musica. Il concerto in piazza Duomo, che come la Scala è il cuore di Milano, è per tutti. Le mie figlie, con i loro amici, seguiranno l’evento sedute sulle gradinate della cattedrale".
C’è differenza fra colonna sonora e musica da film?
"Rota, Williams sono grandi compositori, altri no. Ho rivisto recentemente “Il Gattopardo“, la musica consacra le immagini di Burt Lancaster. Suonando musica da film sotto il Duomo sembra di essere protagonisti di un kolossal. Chailly è uno straordinario direttore, con lo stesso entusiasmo passa dal classico a questa musica, non la svilisce, anche la valorizza. La presenza del violinista Tjeknavorian, direttore d’orchestra e della Sinfonica di Milano, è preziosa: ha un talento immane, ha un suo mondo interiore che esprime quando suona".
Si dice che l’arpista impieghi più tempo ad accordare il suo strumento che a suonare.
"È vero. Si dice anche che trascorriamo metà della vita ad accordare e l’altra metà a suonare scordati: accordi perfettamente, poi suoni con l’aria condizionata e le 47 corde si alterano. Gli arpisti, a differenza dei pianisti, non hanno l’accordatore: facciamo da soli, è il lavoro più difficile. Quando tengo concerti come solista il pubblico è affascinato dal mio strumento – di solito stiamo nella buca –; pochi sanno che oltre le corde ci sono sette pedali. È lo strumento più antico ma rimane il meno conosciuto".
Uno studente di arpa che futuro ha?
"Nella maggior parte delle orchestre italiane c’è una sola arpa mentre dovrebbero essere due; quando tagliano l’organico è il primo strumento a uscire. È assurdo. Sarò sincera, gli arpisti hanno la strada più ardua: se in orchestra ci sono 44 violini, l’arpista rischia di esser chiamato a progetto, una vita da free lance. Si sceglie l’arpa per amore, altrimenti lasciate perdere".
Lei come l’ha scelta?
"I miei mi avevano iscritta a un corso di danza classica, e nella musica per balletti la presenza dell’arpa è potente. A sette anni l’ho ascoltata dal vivo, l’ho trovata magica: ho iniziato a studiarla. Wagner amava l’arpa: nel Ring Brunhilde addormenta e si risveglia col nostro suono, e si commuove".