ANNA MANGIAROTTI
Cultura e Spettacoli

Teatro Parenti, Finazzer legge Rilke per capire gli angeli

Il grande poeta tedesco è scomparso 90 anni fa. Lo ricorda uno spettacolo al Franco Parenti

Massimiliano Finazzer Floris

28 dicembre 2016, Milano - Tempo della povertà, il nostro. Tempo povero anche di angeli. La loro decadenza dipenderebbe dal contestuale impoverimento dell’immaginazione religiosa. Agli invisibili spiriti celesti e discreti, di cui quasi nulla si conosce, ha dato invece grande spazio Rainer Maria Rilke. Praghese di nascita, il più grande poeta moderno di lingua tedesca, erede della tradizione romantica e di un pensiero filosofico che, con Nietzsche, eleva l’arte a metafora centrale nella comprensione della realtà. Scomparso il 29 dicembre, 90 anni fa. Dopo una certa eclissi, sta acquistando nuovo fascino, riscoperto anche dai lettori più giovani, che non faticano a riconoscersi in molti tratti del suo destino: estraneo a ogni ambiente e partecipe di tutti, vagabondo, prigioniero di una sensibilità che con lui nasce e con lui muore.

Domani, al Teatro Franco Parenti, con una lettura dalle Elegie Duinesi, lo ricorderà Massimiliano Finazzer Flory. Nato proprio davanti a Duino (a Monfalcone), il versatile attore drammaturgo regista milanese-newyorkese d’adozione dovrebbe risultare efficace interprete delle elegie che Rilke iniziò a comporre tra 1911 e 1912, ospite dei principi della Torre e Tasso nel castello di Duino, a picco sul mare di Trieste: «Saremo ancora come all’interno di una tempesta a tenere una vela gonfiata dal vento- promette Finazzer - Indicando la via a questa poesia di aspra purezza che non può essere raggiunta dalle congetture faziose e fossilizzate della critica estetica. Ma diventa chiara nella quiete dell’ascolto. Poesia che dice la natura profonda dell’uomo, l’essere più fuggevole, sempre nell’atteggiamento del partire, del prendere congedo. Viviamo, infatti, conoscendo la morte. La vediamo in anticipo, fissa davanti a noi, la linea che chiude il nostro orizzonte, il nostro “mondo”.

Ma credendo di guardare avanti, in realtà, guardiamo indietro, guardiamo le sbarre della gabbia che ci siamo costruiti. Ecco, la poesia “per imparare a vedere”. La lettura teatrale vuole ribadire l’invito ad abbandonare le rigide distinzioni per assumere ogni cosa in uno spazio di libertà. A diventare cittadini del doppio regno dove la vita e la morte si abbracciano. E dove gli angeli “non sanno a volte se vanno tra i vivi o i morti”. Così, nella I Elegia. E poi nella II, V, IX, X. Essenzialmente un canto. Che magari non ha la facile fluidità della “Metamorfosi” per archi di Richard Strauss, versione musicale dello stesso pensiero. Ma con le parole ci fa capire qualcosa di più riguardo agli angeli: siamo noi a poterli sbalordire mostrando loro, e vantando, le cose semplici della terra, persino la birra scura accompagnata da fresche distrazioni da rosicchiare.

Massimiliano Finazzer Flory, “Lettura teatrale dalle Elegie Duinesi”, introdotta da Flavio Ermini, domani, ore 18.30, Teatro Franco Parenti.