FEDERICA PACELLA
Cultura e Spettacoli

Cultura, estate tra tagli e precari: "Così chiudono i siti Unesco"

Manca personale, allarme dalla Val Camonica alla Certosa di Pavia. La Cisl: "Il Ministero faccia delle scelte"

La Certosa di Pavia

La Certosa di Pavia

Più di 26,4 miliardi di euro di ricchezza prodotta in Lombardia secondo il rapporto ‘Io sono cultura’ della Fondazione Symbola, ma chi lavora in poli culturali importanti vive in una condizione di precariato. Tutto a norma di legge, perché i contratti applicati da cooperative e società sono ineccepibili, con paghe orarie sopra la soglia di povertà quel tanto che basta per rendere vano il ricorso al giudice.

E così si arriva a casi estremi, con chiusure pomeridiane anche di siti Unesco. È accaduto ad esempio appena due settimane fa ai parchi di Naquane e Massi di Cemmo, come denunciato dall’associazione ‘Mi riconosci?’ per la carenza di personale, ossia nel primo sito Unesco d’Italia Il tema, complesso, riguarda la maggior parte dei poli culturali del Ministero, gestiti tramite la Direzione regionale Musei Lombardia, tra cui tre siti camuni, Grotte di Catullo a Sirmione, Certosa di Pavia, Palazzo Besta, Cappella Espiatoria di Monza (fa eccezione solo il Cenacolo di Milano). Qual è il nodo? Negli anni del blocco delle assunzioni, si è dovuti ricorrere agli appalti esterni per sopperire alle carenze che man mano si sono accumulate, mettendo in difficoltà anche i dipendenti. Ora i concorsi ci sono, ma pochi scelgono di essere destinati nelle realtà più periferiche dello Stivale: a Brescia, ad esempio, con l’ultima selezione è arrivata 1 persona su 20.

Così si continuano ad assumere o rinnovare gli esterni (oltre 30, per lo più persone del posto), ma raramente cooperative e società usano il contratto più favorevole, il Federculture, che prevede retribuzioni analoghe a quelle dei dipendenti (ora sono la metà) e condizioni più stabili (ora nella bassa stagione guadagnano una cifra che varia grossomodo tra i 300 e i 400 euro al mese). Tutto a norma di legge, ma in un Paese che fa della cultura un vanto non si potrebbe premiare, in fase di gara, chi applica i contratti più favorevoli ai lavoratori?

"Ingiustamente le società scelgono i contratti che costano meno, ma possono farlo - spiega Marcello Marroccoli, segretario Cisl Fp di Brescia (ma il sindacato se ne sta attivamente occupando anche a livello nazionale) –. Questa gestione delle aperture con personale precario sta mettendo in difficoltà anche i pochi dipendenti statali rimasti che a loro volta devono garantire il servizio. E non posso essere sostituiti: possibile che l’amministrazione centrale non riesca a stabilizzare questi precari?". Cosa si può fare? "Ora, cercare di garantire condizioni di lavoro accettabili sul fronte della retribuzione e della conciliazione vita-lavoro, per persone che amano il lavoro che svolgono. L’obiettivo più complicato è però incidere direttamente sul Ministero, per costruire percorsi di stabilizzazione o quanto meno per riconoscere contratti più equi che abbiano perlomeno le stesse condizioni applicate dal pubblico".

Il rischio? “Che non ci siano più abbastanza persone per gestire questi siti. I pubblici vanno in pensione senza che ci siano sostituti, mentre i privati possono trovare altro sul mercato. Ci aspettiamo scelte importanti dal Ministero, dalla Direzione regionale, ma anche dagli enti del territorio".