ANDREA SPINELLI
Cultura e Spettacoli

Il successo? Essere ancora qui: gli Skunk Anansie presentano l'album celebrativo

Parlando della situazione politica inglese e della Brexit, “triste” Skin lo dice nella nostra lingua

Skin e gli Skunk Anansie saranno il 7 luglio al Rugby Sound Festival di Legnano

Milano, 22 gennaio 2019 - Parlando della situazione politica inglese e della Brexit, “triste” Skin lo dice nella nostra lingua. Perché quel po’ di italiano imparato davanti alle telecamere di “X-Factor” loutilizza per esprimere i suoi sentimenti senza barriere linguistiche. «Il Regno Unito è un brutto paese dell’Unione Europea, ma il voto dell’altra volta è stato una farsa e penso che ne occorra un altro. Se poi noi europeisti perderemo me ne starò zitta…, anzi…», affila i denti la pantera di “Charlie Big Potato”, di passaggio in città per presentare “25Live@25”, album dal vivo celebrativo degli Skunk Anansie senza l’urgenza del singolo concerto. Il doppio cd in uscita il 25 gennaio è, infatti, una retrospettiva live compilata abbracciando l’attività concertistica del periodo 2007-2018, comprese alcune tracce registrate a Milano, Taormina e Rimini.

«Nelle nostre corde c’è poca nostalgia», assicura Skin, «però il nostro primo quarto di secolo era un traguardo che valeva la pena celebrare. Non è facile arrivarci, soprattutto in tempi come questi in cui radio e tv non passano il rock. Volete la nostra definizione di successo? Bene: esserci ancora dopo tutto questo tempo». Skin & Co., in concerto il 7 luglio al Rugby Sound Festival di Legnano, avrebbero voluto metterci 25 brani, uno per anno, ma poi hanno optato per 26, «in segno di proiezione verso il futuro». Ace, il chitarrista della band inglese, sorride. Cass Lewis, basso e Mark Richardson, batteria, sono invece rimasti a casa. Ma per la Pantera sono i temi sociali a premere. «Sono disgustata dalla politica», dice. «L’arrivo di Trump alla Casa Bianca ha ridato energia alla destra in tutto il mondo, pure qua in Italia, che ora usa il tema dell’immigrazione per spaventare le persone. La destra usa la violenza, le menzogne e la paura per governare, la sinistra non può fare lo stesso perché lo considera immorale e questo la condanna a soccombere». Canta che ti passa, dice qualcuno.

«Purtroppo i razzismi e le discriminazioni cantati nelle nostre canzoni sono ancora attualità e il mondo peggiora di continuo, ma noi non ci arrendiamo». Il momento più esaltante? «La prima volta che abbiamo suonato in Italia. Ricordo il nostro primo concerto al Tunnel di Milano, non sapevamo se agli italiani saremmo piaciuti, ma andarono tutti fuori di testa», giura Skin. E Ace le fa eco: «L’album è una scatola di ricordi: se Glastonbury è forse il punto più alto della nostra carriera, i primi concerti nei club non riusciamo a toglierceli dalla testa. Ricordo ancora una sera a Madison, nel Wisconsin; era la nostra prima volta in America e il locale era un bar, non sapevamo se sarebbe venuto qualcuno ad ascoltarci ed invece la sala si riempì. L’impianto era pessimo, ma la performance fu pazzesca lo stesso, con Skin che faceva stage diving sulla gente. È stato proprio in quel momento ho pensato: questa è la vita che voglio».