
La poetessa Saffo in un ritratto a Pompei
Milano, 14 febbraio 2017 - Promettersi eterno amore facendo due passi nella storia. È quanto possono fare le coppie di innamorati di tutte le età recandosi oggi al Museo Archeologico di Milano (corso Magenta, 15), alle 18.30 (info: 02.20404175). Qui - al centro di spazi espositivi ricchi di vestigia di vita quotidiana tra i quali non mancano scene di teneri gesti di amanti - gli innamorati milanesi potranno ascoltare antiche poesie, versi ispirati, che ben mostrano la perenne profondità del sentimento più pregante per l’uomo. Si partirà dall’amore eterno giurato da Penelope al marito-eroe Ulisse; un fuoco rimasto acceso durante la ventennale assenza dell’eroe, spesso colpevolmente “distratto” dalle mille tentazioni nel corso del suo peregrinare, ma sempre lucidamente consapevole di come l’amata Penelope fosse – diremmo oggi – la donna della sua vita, lei che rimase insensibile alle lusinghe dei proci, che a turno le si proponevano come sposi.
Tumultuiose e passionali sono poi le odi di Saffo (VII-VI sec. a.C.), poetessa greca e maestra d’amore per le giovani fanciulle in fiore, pronte al matrimonio; Saffo per cui il sentimento più bello era in realtà un “vento tumultuoso, che scuoteva i boschi”, una bevanda “dolce-amara”, che “scioglieva le membra”. Ascoltando i versi immortali della poetessa dell’isola di Lesbo tutti ricorderanno come almeno una volta nella propria vita sono stati palesemente scossi di fronte alla persona amata: proprio come Saffo di fronte alla fanciulla desiderata, con sudorazione e salivazione accentuate, con tremore crescente delle membra e soprattutto incapace di proferire parola, in un famoso componimento, tradotto poi da Catullo (I sec. a.C.), e simbolo indiscusso dell’intera produzione di poesie erotiche nei secoli.
Si proseguirà con i poeti “novi” latini (Catullo, Tibullo, Properzio), innovativi nelle loro tematiche ardite; con l’amore teorizzato dai filosofi, da Platone alla scolastica medievale; e gli amorazzi scomposti di dèi ed eroi, simili agli umani nelle loro goffe avances.
E ancora i gustosi alterchi tra il filosofo Socrate e la bisbetica consorte Santippe, Sandra e Raimondo dell’antica Atene, come capiamo dai vivaci quadretti nei “memorabilia” di Senofonte. Infine le liriche d’amore dallo stilnovo ai madrigali rinascimentali concluderanno una carrellata di tenerezza e passione sfrenata, da sempre le due facce complementari del sentimento più importante.
Una lettura di capolavori letterari seguita da qualcosa di estremamente concreto: chi vorrà, potrà accomodarsi a tavola non per una cena qualunque, ma per gustare cibi ritenuti afrodisiaci, serviti agli amanti durante le feste in onore di Afrodite (dea greca dell’amore), che cadevano in diversi giorni dell’anno.
Qualche esempio? Il tartufo, che per il poeta Giovenale venne generato da Giove con un fulmine particolarmente potente: e allora, dato che il padre degli dèi romani, come l’omologo greco Zeus, fu un noto sciupafemmine, ecco che il tartufo avrebbe ereditato proprietà di garantire performances indimenticabili.